Ore 15:00 del 22 giugno 2008, piazzale antistante il banco di Napoli. Pomeriggio caldo a S. Angelo, atmosfera non consueta, trepidante di conoscere le sorti del destino dei nostri eroi. Scendo dalla macchina e raggiungo la destinazione stabilita: siamo in circa 500 e ci sono tre pullman pronti a partire. Oggi negozi chiusi! Non solo perché è domenica. C’è da sostenere la squadra che ci rappresenta, onorare i nostri colori, dimostrare il nostro affiatamento. E’ il momento di andare a vedere la partita, la più importante, quella che ci regalerà la promozione al campionato di prima categoria, è l’ora di S. Angelo- Castelfranci. Pochi minuti per sistemarci e partiamo per la nostra meta, lo stadio comunale di Ariano Irpino, che diventerà una bolgia al nostro arrivo. Nei pullman strapieni, intere famiglie, anziani, giovani, d’entrambi i sessi. "La potenza del calcio!": il mio pensiero ricorrente, insieme ai miei ricordi da calciatore, mentre, seduto, ascolto alcune donne che analizzano le partite precedenti, vissute con i loro occhi da tifose, e che prospettano addirittura la migliore formazione da schierare. Ma la mia meraviglia aumenta a dismisura alla vista degli anziani, ancor giovani nello spirito, gioiosi per l’avvenimento, che hanno deciso di non mancare e di donare la loro voce per i giocatori. Arrivati! Gli occhi sorpresi dei cittadini di Ariano, nell’assistere ad una parata di tifosi, armati di trombe, sciarpe, bandieroni, esclusivamente di colore nero-bianco, ci catturano. Sono le 16:00: i nostri giocatori calpestano l’erba della battaglia affinché abbandonino tutte le preoccupazioni e si pieghino alla concentrazione. Ma il dodicesimo giocatore è arrivato e si sta facendo sentire anche a 200metri di distanza. I loro occhi smettono di fissare il manto erboso e si allungano in direzione degli spalti; sono ancora invisibili ma il presagio alberga le loro menti e un leggero tremolio attraversa i loro corpi. Un frastuono aberrante rompe il silenzio dello stadio: "Siamo arrivati". Il clima è alle stelle. Riusciamo a coprire quasi un’intera ala degli spalti con i nostri colori mentre i nostri reclinano di nuovo il capo a terra, cercando di assentarsi dalla festante baraonda, impegnandosi nel riscaldamento pre-partita. E’ tutto pronto! Anche i megafoni per raccogliere le nostre voci in unico coro, i clacson per redarguire la terna arbitrale, la sciarpata , a dimostrare la nostra presenza e il nostro attaccamento alla squadra, e le bandiere sventolanti. Insomma la tavola è allestita. E poi…..? Lascio la descrizione minuziosa e spezzo il discorso con flash d’immagini, ponendo il lettore davanti ad una raccolta di foto immaginarie. 1-0 "Avanti S. Angelo!" Bagno d’acqua e champagne sugli spalti. "Soffriamo!" 1-1: si gelano le voci per qualche minuto… "Dai, ragazzi!Forza!" Si lotta in campo e sugli spalti. 2-1, segna Castelfranci. Bisogna raccogliere le forze. Fine primo tempo. Di nuovo in campo. Altra doccia fredda: è 3-1. La speranza non è ancora morta e come un lampo a ciel sereno Marena, uno dei nostri, sigla il 3-2. Tensione! Siamo sempre nella loro metà-campo.. Loro si difendono bene, usano le gambe e il cuore. E’ finita! Abbiamo perso. Lacrime! I nostri guerrieri a terra distrutti. Applausi per i vincitori, applausi per i nostri. Abbracci di conforto. Silenzio! Ritorno a casa. Solo un’ultima cosa da fare: accogliere i giocatori, stringersi a loro e ringraziarli. A distanza di dieci giorni dall’amara sconfitta, gli strascichi ci sono ancora, ma pieno delle emozioni provate, mi sento di ricordare l’impresa, anche se poco felice, di ringraziare tutti i miei amici, i miei concittadini; ho visto per la prima volta un paese unito. I miei ringraziamenti vanno ovviamente anche ai giocatori, un tempo miei compagni di squadra. Avevo dimenticato i brividi che si provano accarezzando il pallone. Grazie a tutti voi! Perché prima che un tifoso, mi sento ancora un calciatore.
Roberto Romano
8 commenti:
Purtroppo, oltre a sprazzi di tifo appassionato, ho notato un paese sì unito, ma sotto l'osceno segno dell'incivilità: Gente che va ormai per i quaranta pronta a malmenare gli avversari che si prodigavano in insulti e minacce alla stregua di animali cresciuti in cattività, gente che addirittura presa da una inspiegabile foga (assolutamente fuoriluogo) ha gettato oggetti in campo e gesto ben più inaccettabile ha osato accostarsi alle recinzioni per sputare alla volta degli avversari...
Resto sgomento dinnanzi a certe scene, e da segnalare che ragazzini e ragazzi hanno dimostrato uno spirito ben più sano e corretto di quanti, come ho pocanzi spiegato, si sono cimentati in queste indecorose "imprese"... solo un mio parere, ovviamentie;)
Distinti saluti a tutti
forse tra il sano comportamento dei ragazzie ragazzini e quello dei più 'adulti' (vecchi già a quasi quaranta) c'è uno,o tutti quei muri fotografati da Angelo.....
non a caso roberto conclude che 'prima che un tifoso mi sento ancora un calciatore'.
io che ho ancora 20 anni se resto a Sant'Angelo e non me ne vado voglio giocare a pallone tutta la vita!
panem et circenses
pubblicato, da me non capito, per i colti del paese
chi ha scritto panem et circenses spieghi a quelli che non consocono il latino cosa significa. Altrimenti prevedo.......
cerchiamo allora di evitare che i ragazzi ed i ragazzini crescendo non diventino come questi adulti che si sono comportati incivilmente!
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