venerdì 25 luglio 2008
Lotta per la sopravvivenza.
Nella foto: l'Ospedale di Sant'Angelo dei Lombardi.
La mia età avanza verso i 30 anni e a casa tira un’aria di preoccupazione. Non per il mio progressivo invecchiamento, per una presunta malattia riscontrata o per il disagio dei miei nei confronti di Sofia, la mia ragazza, che preme per sposarci. La porta rimane ancora chiusa! E anche se avessi avuto l’opportunità di vederla per un attimo aprirsi, la mia speranza sarebbe stata repressa lo stesso dalla visione di vuoto al di là di essa. Qual è la giusta chiave per trovare il sereno? Come potrei oltrepassare questo scoglio e disegnare il mio futuro? La mia vita si sta dimostrando un’amara improvvisazione. Posso rimanere fedele ai colori italiani visto che sono al verde, vado in bianco ed il mio conto è in rosso. “Le faremo sapere…” Sempre gentili i miei potenziali datori di lavoro! Parole di conforto le loro, sempre rivolte al successo della causa in questione. “Questa volta, è la volta buona” mi prometto, nell’attesa snervante della risposta. Ma all’arrivo del responso, altra porta in faccia: coloro ai quali avevo consegnato tutta la mia fiducia, smettono di parlare e scuotono la testa in segno di sconfitta, la mia, ennesima e dolorosa. Il mio curriculum recita da tre anni lo stesso copione: celibe, obiettore di coscienza nel 2003, voto del diploma 62/100, due esperienze di lavoro come operaio di 1° e 6° livello, formazione professionale a Modena e patenti A, B, C in tasca. Per ottenere maggior punteggio nei concorsi, ho riempito lo spazio riservato a capacità e competenze tecniche con uso abituale del computer, di Internet e della posta elettronica, ottima conoscenza delle tecniche di navigazione ed utilizzo software. In allegato compaiono gli attestati di frequenza relativi ad un corso di pubblicazione multimediale ed uno d’inglese, ambedue costati un patrimonio. Ogni anno che passa le pagine della mia carriera professionale si riempiono di nuove esperienze. Ma il rapporto tra capacità accumulate e probabilità di buona riuscita nella continua ricerca del lavoro non è direttamente proporzionale; vige la norma del precariato, del part-time giornaliero e dell’occasione stagionale da prendere al volo. A qualunque età si è già fuori mercato, anche con laurea a portata di mano. Uffici di collocamento, centri per l’impiego, sindacati , movimenti per il lavoro conoscono il mio profilo; personalità politiche ed ecclesiastiche hanno ascoltato i miei appelli disperati, chi allietato dai voti di tutta la mia famiglia, festeggiando le elezioni nel migliore dei modi, chi sazio del prosciutto del nonno e dei bocconcini di Aversa che mio padre prendeva di ritorno da lavoro. Promesse al vento! Il lavoro è diventato un progetto utopistico e ognuno si afferma profeta di riforme radicali nel recupero totale dell’economia nazionale. Purtroppo non ho avuto modo di conoscere Platone o Aristotele; la mia bocca non mastica pensieri marxisti o freudiani e le mie mani non hanno sfogliato le pagine di testi sofisti, bensì si sono sporcate di grasso e di sudore, ammoniaca e sostanze pericolose, le uniche, quest’ultime, che mi hanno assicurato un full time, un lavoro a tempo indeterminato, e colpevoli, sempre quest’ultime, dei primi sintomi di malattie. Ecco spiegate le manette ai precari per l’interessamento alle frodi, all’estorsione e alla malavita in genere, “azienda” di usurai e trafficanti, impieghi soddisfacenti per un pezzente come me. Sarebbe giusto rispolverare una mente rivoluzionaria come quella di Lenin, fare affidamento alle tesi d’aprile in cui inneggiava alla rivoluzione proletaria, affinché la società riguadagni fiducia nel suo popolo e rompa il periodo di grave stagno che tergiversa. Meglio ritentare la fortuna! Altri 50 euro nel video poker, con la solita ripromessa che sia l’ultimo tentativo… anche se il conto langue e la macchina vuole il mio sangue. Altrimenti restano i consueti “grattini”, stretti tra le mie dita irrequiete che, stanche di aver pigiato il tasto verde della macchinetta, scrollano tutta la tensione dei miei nervi sfregando nervosamente sulla parte patinata. E una canzone rincara la dose: “Sono un eroe, perché lotto tutte le ore, sono un eroe, perché combatto per la pensione, sono un eroe, perché proteggo dai miei cari, dalle mani dei sicari, dei cravattai; sono un eroe, perché sopravvivo al mestiere….
Roberto ROMANO
(un giovane diciannovenne di Sant'Angelo)
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8 commenti:
Una curiosità roberto, partendo dall'assunto che credo tu parta da una tua idea nello sviluppo dei tuoi post, ma chi è che in realtà te li redige/corregge? Ad ogni modo ritengo che tu sia capace di esprimere appieno il tuo pensiero anche privando i post dell'erudita e particolareggiata sintassi di cui fa sfoggio il redattore del post..
Ad ogni modo assolutamente d'accordo con quanto scritto.
ah, e mi risulta che roberto romano di anni ne abbia venti, non diciannove.
all'anonimo, purtroppo, che ha scritto i due commenti precedenti: col secondo hai tradito sicuramente la tua 'malignità'! Che differenza c'è tra 19 e venti anni? Credo che l'età l'abbia aggiunta l'amministratore, come la foto dell'Ospedale!
E'tipico della mentalità santangiolese post-terremoto: 'io non faccio niente e se qulcuno fa qualcosa lo critico e lo invidio.
Io credo che quando si esprime un giudizio come il tuo su quello che scrive uno che si firma con nome e cognome si dovrebbe avere il dovere morale di firmarsi anche perchè così chi legge capisce meglio il concetto espresso. Ritengo moralmente corretto invece il non firmarsi se si critica o si elogia un anonimo. Ma tant'è! Dallo stile comunque si può anche capire chi ha scritto i due precdenti commenti; c'è oramai solo lui che vaga sul web a sputare veleni! Gli altri almenostanno in silenzio! Leggono, condividono o meno ma hanno almeno il pudore di rimanere zitti piuttosto che continuare ad 'inquinare'!
condivido sostanzialmente l'ultimo commento. Rispetto ai primi due sottolinerei la mancanza di etica e l'amoralità di chi li ha scritti!
Se anche fosse che qualcuno più adulto ed erudito di Roberto lo ha 'aiutato', ed io non credo, sarebbe solo un bel segnale che il suo 'messaggio' è condiviso!
A me questo scritto del giovane Roberto (anche a 20 anni credo si è molto giovani)ha 'graffiato' l'anima e la coscienza!
ma perchè la foto dell'ospedale? perchè si curano le malattie o perchè è stata ed è una delle poche speranze di un lavoro?
@ Roberto Romano,
non ti conosco ,ma sono incuriosita dalla diversità dei tuoi anni dichiarati nel post 8 mi avvio verso la trentina ) e i tuoi anni dichiarati accanto alla firma.
Come se l' età anagrafica e l' età della esperienza della vita non coincidessero , essendo quest' ultima più lunga e "appesantita".
Senza scendere in particolari paralleli e diversissimi con la mia storia, ti dico questo :
prenditi la respons-abilità delle tue azioni, senza aspettare che gli altri ti diano il posto sicuro.
Respons-abilità, secondo la mia espereinza, è un indicatore di volontà e decisione di fare per sè, per i propri bisogni e la propria vita , autonoma, indipendente economicamente.
Hai un buon c.v.ed esperienza, mi sembra:se vuoi, puoi fare, intraprendere, decidere e scegliere cosa fare anche da solo o con pochi amici , meglio se fidati.
Il passaggio dal progetto ed aspirazione al posto fisso e sicuro al progetto del FAR da sè, Im-Prendere è un passaggio determinante nella vita adulta ... Tra l' altro, comporta anche un prender le distanze dal FATO/ DESTINO espresso sotto forma di gratta e vinci e lotterie varie.
Sei giovane, sia che tu abbia venti , che trenta anni.
Se non ci sono impedimenti fisici personali, puoi guardare alla vita a 360°, davanti a te, a cominciare dall' istante presente.
Un saluto di simpatia
Teresa Cella
Teresa, grazie della visita. So che in Agosto ad Andretta la tua Associazione ha programmato degli incontri coi giovani!
Per favore me lo puoi inviare come post!
Grazie
@ Roberto,
in "appoggio e diluizione" del commento precedente che può sembrare la morale di una matusa ,
ti trascrivo una frase aforisma di del dr HAMER, un medico tedesco cui V.E di Savoia tranciò il figlio , provocandone la morte dopo tanta sofferenza.
Questo signore, che ha avuto una vita travagliata anche sul piano professionale, una qualche volta ha detto e scritto , a commento del suo FARE/Agire/Operarecosì :
" QUANDO FAI QUALCHE COSA,
hai contro tutti quelli che fanno la stessa cosa
hai contro tutti quelli che fanno il contrario
hai contro tutti quelli che non fanno niente ".
Un pò paranoica come frase, il dr. Imbriano lo potrebbe sottolineare..ma è un RICERCATORE che ha sofferto di essere fuori dal sistema e di dire/affermare e comprovare cose non riconosciute dal sistema sanitario.
Alleggerendo il peso della paranoia,mi fa sempre piacere guardare l' inizio della frase..ovviamente perchè fa parte della mia vita e del mio intraprendere/operare in associazione ed in associazione per Andretta e l' Irpinia.
c' est tout= è tutto qui.
Teresa C.
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