domenica 24 agosto 2008

UN POST PER GLI AMICI DELL'IRPINIA D'ORIENTE

COSI' DENTRO COME FUORI, COSI' NEL MICRO COME NEL MACRO, COSI' PER UNO COME PER TUTTI

Cari amici d'Irpinia d'Oriente,
passo quotidianamente per il blog di Sant'Angelo avendo così l'opportunità di seguire in tempo reale ciò che accade giorno per giorno in questo periodo. Il cambiamento che state affrontando con determinazione è uno di quelli storici ed epocali, e il fatto che tutti lo state portando avanti come qualcosa di personale, denota una grande presa di coscienza ed un risvegliato
senso di responsabilità, forse per troppo tempo sopito, immobile, silenzioso ....
Vedete, credo che ci siano tante analogie tra la vita personale e quella collettiva, tra come ci comportiamo nel piccolo e come ci comportiamo nei gesti più ampi, tra come siamo dentro e come, inevitabilmente, prima o poi, ci manifestiamo all'esterno.
A livello personale, forse. non sopportavate più di lasciare che la quotidianità scandisse per voi i ritmi della vostra esistenza nella quale qualcuno o qualcosa vi dicevano o vi imponevano come agire e cosa lasciare passare o meno inosservato, e da qui, la comune impazienza di affermare che non eravate più disposti a lasciare che chichessia gestisse le vostre idee, intenzioni e caratteristiche tramutatasi quindi nell'affermazione della vostra identità come singoli individui e come comunità.
Individualmente credo abbiate sempre creduto nella vostra terra e nei valori che, da padre in figlio, tale sacra appartenenza ha reso possibile trasmettere. Ora è arrivato il momento di chiarire a tutti, e con determinazione, che ognuno di voi e di conseguenza la collettività, ha diritto a prendere in mano le redini del suolo sul quale vive ed ha vissuto la sua famiglia per generazioni.E che questo diritto spetta a voi e a voi soltanto.
Ed infine, la voglia di condividere le tappe del percorso di crescita collettiva, credo sia la stessa che spinge ciascuno di noi a fare ogni giorno un passo in più rispetto a ieri per sentirsi un po' più completi.Domani più di oggi e oggi più di ieri.
Coraggio e perseveranza.
Gianluca

2 commenti:

a.imbriano ha detto...

grazie Gianluca!

Anonimo ha detto...

di Giovanni Zarro

Da qualche tempo, i Paesi occidentali, tra questi l’Italia, si interrogano sullo stato di salute, meglio, sulla crisi del loro sistema politico: la democrazia. L’idea di crisi indica non tanto, secondo la semantica del greco antico, una trasformazione, una evoluzione quanto, nel suo significato medico, un aggravamento, una precipitazione del decorso di una malattia; dunque, crisi come patologia! E dunque, la patologia di oggi della Democrazia! L’attenzione non si ferma sulle “promesse non mantenute” o sulla divaricazione tra “gli ideali e la loro realizzazione pratica” od ancora sulla persistenza di poteri oligarchici nel suo ambito; vero e proprio paradosso della democrazia. Ancora! Non si ferma sulla cd “invisibilità del potere”, ossia sulla mancanza di pubblicità e di trasparenza del potere. No! Si ferma su altro!
Qualcosa è cambiato, infatti! I processi sociali, politici o economici che hanno sconvolto il mondo e cioè la scomparsa dell’Unione Sovietica, il crollo del muro di Berlino o che l’hanno radicalmente trasformato, e cioè la globalizzazione o glocalizzazione, hanno evidenziato l’esistenza di un paradosso altro! Meglio precisare…..questi processi, in realtà, sono stati convergenti nel favorire l’espansione della democrazia.
Da un lato, infatti, dopo la caduta del muro di Berlino, il processo di democratizzazione si è andato estendendo verso i Paesi dell’Europa centro-orientale, coinvolgendo la stessa Russia e dall’altro il processo di globalizzazione ha spinto la sua diffusione su scala mondiale nell’America Latina, in Africa e in Asia! Allora cos’è che non va? Cosa è il “paradosso altro”? La democrazia si espande, è vero, nel mondo globalizzato; si espande, però, come un guscio vuoto! (...) Come forma non come sostanza! Fenomeno questo che interessa, ahimé!, lo stesso stato nazionale! L’ istanza democratica…perde la sua sostanza per esaurirsi nella sola forma! La domanda sicché è d’obbligo! Perché tutto questo? Cosa succede nello stato nazionale? Preciso….. democrazia significa in primo luogo che i cittadini eleggono coloro che detengono il potere; significa la possibilità dei cittadini di indirizzarli e controllarli affinché non ne abusino; significa prender parte alle decisioni politiche e alla definizione del bene pubblico. Sono proprio questi aspetti sostanziali della democrazia ad essere alterati, indeboliti a livello di Stato nazionale! Perché? Perché, da una parte, il trasferimento del potere decisionale al di fuori dello Stato-nazione verso organismi sovranazionali o verso forze economico-finanziarie transnazionali, nega la sostanza della democrazia! E’ la “postdemocrazia”! E’, quella che gli studiosi hanno chiamato: “l’entropia della democrazia”!
Ancora….c’è, dall’altra parte, il flop della partecipazione! La democrazia, diversamente dagli altri sistemi politici, non può fare a meno, anche nelle sue versioni meno “esigenti”, della partecipazione, dell’impegno dei cittadini. Il flop della partecipazione si chiama crisi del partito moderno! C’ è un altro aspetto, ancora! Tra i più rilevanti indizi di crisi della democrazia, di patologia democratica vi è il declino generalizzato della fiducia sociale e, soprattutto, della fiducia nelle istituzioni! Anche qui un tentativo di ricerca delle cause! Perché il declino della fiducia sociale viene considerato un segno cruciale di crisi? Un segno che manifesta una forma grave di patologia della democrazia? Perché il sentimento di fiducia è il “collante” della società; è l’ equivalente funzionale della religione nelle società ancorché moderne e secolarizzate. Dunque, la fiducia rappresenta un’importante, irrinunciabile risorsa sociale; facilita la cooperazione e il coordinamento delle interazioni. E poi…..la fiducia è il vincolo fondamentale della società umana; stabilisce l’obbligo di osservare gli impegni reciproci.
E’ il fondamento della legittimità dell’autorità politica! Senza fiducia non c’è democrazia! Segue, ora, la domanda più significativa….. A che cosa è dovuta la crescente sfiducia dei cittadini che vivono nelle democrazie occidentali? A che cosa è dovuta la sfiducia dei cittadini italiani? Innanzitutto, per capire va operata una distinzione, va fatta una specificazione! La distinzione tra la fiducia interpersonale e quella istituzionale; le due forme di fiducia hanno alcuni caratteri comuni; altri, però, ne segnano il confine, la demarcazione. La distinzione, appunto! Intanto, i tratti comuni…. entrambe si fondano sulla collaborazione! Entrambe possono andare incontro a delusioni! Entrambe, infine risentono del livello di vicinanza e familiarità delle persone, gruppi, enti a cui ci si rivolge. La vicinanza e la familiarità segnano anche la fiducia istituzionale! Si attribuisce fiducia o la si nega a seconda che della persona o del gruppo di persone, dell’istituzione o delle istituzioni si abbia o no esperienza, conoscenza diretta. Confidenza! Poi i tratti distintivi….. Il primo riguarda la sua natura: solo nella fiducia/sfiducia istituzionale può essere presente una componente di deferenza verso l’autorità che l’istituzione rappresenta. Il secondo riguarda la reazione alle delusioni e il passaggio dalla fiducia alla sfiducia. E le cause?…Conosciamole attraverso le conseguenze! La reazione a delusioni provocate da istituzioni può essere devastante! Può intaccare il sentimento di fiducia e trasformarlo in sfiducia; può tradursi in distacco tra cittadini e politica; può farsi indifferenza e apatia politica; può favorire atteggiamenti asociali od egoisti; può tradursi in atteggiamenti di critica e in comportamenti attivi di protesta. Ed ora …..la precisazione! La sfiducia istituzionale, che da luogo a critiche e proteste, è l’antipolitica? La sfiducia istituzionale non è l’altro nome della antipolitica! Prima di chiarire, ricordiamo alcuni fenomeni di contesto! Il primo ….. il declino della fiducia riguarda tutte le istituzioni dei Paesi europei; è allarmante per le istituzioni politiche…Inoltre, la fiducia dei cittadini europei decresce al crescere della distanza tra i cittadini e le istituzioni.
L’Italia, secondo le indagini recenti e meno recenti, cifra il seguente “score”: ben il 68% di italiani dichiara di avere sfiducia in tutte le istituzioni politiche; la percentuale è ancora più alta all’indirizzo dei partiti! Rispetto a queste cifre…non può non esservi sorpresa…e incredulità! Come è …..possibile che la grande maggioranza degli italiani manifesti una sfiducia apatica, ripiegata sul privato o magari qualunquistica e apolitica? La domanda risulta ancora più pertinente se riservata ai giovani italiani; il livello di sfiducia dei giovani, infatti, è ancora più alto di quello della popolazione adulta e tocca, quanto ai partiti, la quasi totalità (il 90% dichiara di avere poca o nessuna fiducia). Il secondo fenomeno….. da conto di un elemento correttivo della sorpresa e della incredulità manifestata! A percentuali così elevate di sfiducia non corrispondono, ecco il punto!, analoghi livelli di disinteresse politico, di mancanza di partecipazione convenzionale (elettorale) e, soprattutto, di partecipazione diretta o “non convenzionale”; e cioè la partecipazione ai cortei, alle petizioni, alle proteste.
Anzi, secondo i dati di una recente indagine, le forme di partecipazione politica convenzionale e non riguardano più del 37% della popolazione italiana; l’interesse politico riguarda la maggioranza degli italiani (64,4%); nella fascia di età 15-24 anni la partecipazione diretta sale al 62,4 %, quella convenzionale al 49% e l’interesse politico al 60% circa. Il terzo fenomeno. In Italia la sfiducia nelle istituzioni non è distribuita uniformemente per fasce di età o per territorio! Essa risulta, infatti, molto superiore al Nord piuttosto che al Sud Italia; il fattore che la spiega è il livello di istruzione. Ora, torniamo all’interrogativo di fondo: la sfiducia è l’antipolitica? Ecco, tutto quanto detto… vuol essere un invito a distinguere, a non mettere tutto nello stesso mucchio, proprio nel momento del massimo discredito della politica; un invito a non confondere il puro risentimento qualunquistico, l’antipolitica, dall’insoddisfazione e dalla sfiducia critica; la sfiducia critica è un sentimento e insieme una credenza che ha alla sua base rilevanti meccanismi economici e sociali; non solo psicologici.
La sfiducia critica ha una motivazione; l’antipolitica non ce l’ha! Il nucleo della sfiducia costruttiva concerne la credibilità ed il funzionamento delle istituzioni democratiche. Non è un caso se le istituzioni meno legittimate sono proprio quelle politiche (governo, Parlamento, partiti). Ancora. C’è qualcosa di specificamente italiano nella crisi della democrazia! Intendo riferirmi ai tre problemi irrisolti della democrazia italiana! Il primo la legalità! Il secolare problema del dominio della criminalità organizzata su una parte rilevante delle regioni meridionali o addirittura della collusione tra uomini politici e criminalità. Per quanto riguarda l’Italia possiamo ragionare sui dati resi pubblici da “Transparency International” che pubblica, annualmente, dal 1995, il “Corruption Perception Index (Cpi)”. Esso, innanzitutto, definisce la corruzione; afferma che è “l’abuso del potere attribuito su basi fiduciarie per ottenere un profitto privato”; poi, ordina i Paesi considerati (180 nell’indagine del 2007) secondo il grado di corruzione percepito dai politici e dai pubblici ufficiali. Ebbene….nell’ultimo rapporto, l’Italia raggiunge il livello più alto di percezione della corruzione tra i Paesi europei; si colloca al quarantunesimo posto, dopo l’Ungheria e la Repubblica Ceca, a distanza siderale dai primi posti della classifica ottenuti da Danimarca, Finlandia, Nuova Zelanda; si mantiene da lustri, salvo alcune oscillazioni, sullo stesso livello!
Ecco il punto! Non c’è stato e non c’è progresso quanto alla lotta alla corruzione ed alla criminalità organizzata! L’elemento di crisi resta, purtroppo! Il fattore della corruzione e della criminalità organizzata è strettamente connesso al secondo problema irrisolto della democrazia italiana: la giustizia! Mostrandosi inefficiente e rendendo di fatto un’illusione la certezza della pena, la Giustizia umilia l’aspettativa di trattamento equo dei cittadini; favorisce quei circoli viziosi che generano irresponsabilità sociale nel ceto politico; irresponsabilità sociale che tracima dal ceto politico all’intera società. Il terzo problema irrisolto riguarda il ruolo dei partiti e del ceto politico! La casta! Il ceto politico ha perso i rapporti con la società; ha formato un’oligarchia invasiva, ha bisogno di crescenti risorse per mantenersi, si pone sfrontatamente in posizione autoreferenziale; aggira la volontà popolare, sia quando, in sostanza, cancella i risultati del referendum sul finanziamento pubblico dei partiti e sia quando abolisce la preferenza dalla legge elettorale.
L’oligarchia politica, la casta ha voluto che i “rappresentanti” del popolo divenissero rappresentanti delle Segreterie dei Partiti! Uno schiaffo alla democrazia più forte di questo è difficile immaginarlo! E con questi problemi la politica dovrà fare i conti se vuole tendere al meglio e se vuole sbloccare la società! Una società che rimane al palo anche per altre ragioni; rimane al palo per la qualità dell’istruzione dei suoi giovani, per l’esiguità dell’innovazione scientifica, per la modernizzazione incompiuta, per l’informazione.
Se il famoso “sovrano popolare”, di cui parla Sartori, che è a fondamento della nostra Costituzione, e a cui tutti, frettolosamente e un po’ ipocritamente, si richiamano, diventa un sovrano impotente, incapace di far sentire le proprie ragioni attraverso i propri rappresentanti e di esprimere un’opinione informata, sarà, come diceva molti anni fa lo stesso Giovanni Sartori, “un sovrano vuoto”. E un “sovrano vuoto”…. che non sa e non dice, è “un sovrano da nulla, un re di coppe». Il Popolo italiano “un sovrano del nulla”? “un re di coppe”? Tornando all’argomento principale e concludendo…..la sfiducia……il rapporto di fiducia tra popolo ed istituzioni è un rapporto a doppio senso! Le istituzioni quando non funzionano retroagiscono sulla base sociale che le legittima; creano un blocco della società; creano ostacoli alla cooperazione e impedimenti di ogni sorta.
Attivano un circolo vizioso, una spirale di regressione! Insomma, per quanto paradossale possa sembrare, è compito della politica riformare sé stessa, culturalmente e moralmente, ma anche nella pratica dell’agire quotidiano. Da subito! Per recuperare una capacità di guida dei processi nazionali e planetari….ora la capacità di guida sembra persa nei meandri della crisi dei partiti e nella foschia dei processi della globalizzazione e dei relativi esiti!