lunedì 1 settembre 2008
Promoveatur ut amoveatur....
Forse perchè scottato da una precedente esperienza, da qualche tempo mi ossessiona questo pensiero: per chi non conosce il latino la traduzione letterale è la seguente: 'sia promosso purchè sia rimosso'.
Ed allora:
paradossi, assertività, imput subliminali, spunti deliranti di tipo maniacale pittosto che persecutorio o di riferimento, ironia, enigmi, parole dialettali, parole latine (spero mai inglesi), ricordi, fantasie, emozioni, rabbia, fiducia, speranza, utopia, realismo, pasta e ceci, aglianico del Taburno, feste, giovani, blog, poeti, scrittori, idiozia, imbecillità, buona fede, mala fede, caldo, sudore, spazzatura, vento, formicoso, movimento, autonomia, autodeterminazione, giovani, vecchi, morti, piazze, cantieri, scavi archeologici, il goleto, blog, comunità, provvisorie o meno, amici, nemici, invidia, cattiveria, disperazione, futuro, irpinia d'oriente, irpinia punto e basta, irpinia col sannio, partito democratico, sindaci, assessori, consiglieri comunali, mancati sindaci, de mita, mario sena, rosanna repole, gaetano sicuranza, onorevole de luca, onorevole iannaccone, berlusconi, bassolino, vinicio capossella, elda, angelo, enzo, michele, giuseppe, gerardo, nanosecondo, marco del bar, marco da milano, marco da pioltello, rosalia, morte, vita, fotografie, giornali, cronisti, edicole, malati sani, sani malati, omosessuali, intellettuali, intellettualoidi, sammy, magnum, targhe, cartelli, adesivi, manifestini, bar, nastro adesivo, piazza, fuossi, cantiere, agosto, settembre.............
Che strano effetto rientrare per qualche giorno in Brianza; sarò di nuovo in Irpinia giovedì sera; ma forse prima di ripartire devo liberarmi di questa ossessione: 'promoveatur ut amoveatur': è il mio terrore. Che quando qualcuno condivide qualcosa che scrivo o dico in realtà mi sta 'mettendo 'via', mi sta 'rimuovendo'! Per fortuna che c'è Sammy.....
Ecco, credo che il mio modo di comunicare, parlando o scrivendo, vuole assolutamente evitare l'applauso.... Non è quello che cerco! Non conta l'immagine: è quella che si applaude...
Conta la sostanza! E' ora che conti la sostanza in Irpinia, nel Sannio, in Campania, in tutta Italia, in tutta Europa, in tutto il modo! La Gente soffre, la Gente non sta bene in questa società d'immagine.
E la mia sostanza è che finalmente le coscienze si liberino, sotto il profilo della socialità!
Questo è il vero, profondo significato, per me, della parola AUTONOMIA (AUTODETERMINAZIONE). Poi finalmente, LIBERO, ognuno andrà nella direzione che gli pare, scegliendosela però, e non seguendo una direzione già tracciata da chi non ha capito ancora un cazzo del significato della democrazia, o l'ha capito benissimo, però ha il suo orto, grande o piccolo che sia, da coltivare!
Antonio IMBRIANO
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10 commenti:
Misma.... Arminio ..... Imbriano .... sostanza.... rinnovamento..... no comment ;-)
Caro Antonio,
ieri sera a Sant'Andrea di Conza il sindaco Valentino Bellino ha tenuto una pubblica adunanza in piazza, parlando della situazione. Ci sono stae accuse e difese, motivazioni e smentite e quant'altro puoi immaginare in una seduta pubblica che ha il sapore, oramai, preelettorale.
Ma la cosa più importante è che ascoltandolo si intravedevano quei concetti che da qualche tempo tu ed altri state portando avanti: AUTONOMIA LOCALE, DEMOCRAZIA DAL BASSO, POTERE AI PAESI DI AUTODETERMINARSI, TUTEALA DEL TERRITORIO, CONSORZI INTERCOMUNALI, PARCO DELL'IRPINIA D'ORIENTE e PROBLEMA DISCARCICHE...
...sembrava il proseguimento di una delle serate all'Anfiteatro o alla sequela di cui in questo Post hai fatto menzione.
Allora su una cosa anche quelli in malafede e/o benevolmente "diffedenti", dovranno al piàù presto darti ragione (e vedrai che così sarà): il MOVIMENTO esiste ed è operativo più di quanto si pensi, perchè è oramai divenuto ineludibile ed inalienabile.
La cosa bella è che anche stavolta S.Angelo giocherà una parte fondamentale e prodromica all'interno di questo scenario locale e, anche grazie al tuo "illuminato" apporto.
Grazie e anche un applauso (anche se non lo vuoi!).
Tonino.
traduzione più attendile è: SI PROMUOVA PER ALLONTANARLO.
Si diceva ironicamente che così facessero le antiche cattive amministrazioni per disfarsi dei cattivi impiegati che temevano... naturalmente la burocrazia moderna non conosce questi espedienti!
Peccato!
Persio una volta disse:
"pulcrum est digito monstrari et dicier: hic est!"
dottore, ora, aspettiamo la traduzione di questo e perchè no un'adegauata interpretazione.
De Mita: io, tradito dagli amici
Tradito da chi, quelli del Pd, «mi consideravano un punto di riferimento» e che oggi ritengono «sia un vecchio rimbambito ». Dopo la partecipazione agli “Incontri Sturnesi” di domenica scorsa, ieri De Mita ha fatto tappa a Montoro Inferiore per la “Festa dell’Impegno Sociale” organizzata dall’ex senatore Andrea De Simone. E nel pomeriggio, a Volturara, Clemente Mastella ha rilanciato l’idea del grande centro.
... un grande centro di vecchi, rimbambiti e mariuoli
Latinista.... prchè stroncare sul nascere il generoso tentativo dell'Imbriano di rispolverare il latino?
Ormai viviamo un clima dove tutto è possibile, i sogni sono la realtà e la realtà si confonde con la fantasia, perchè allora non credere che Sant'Angelo davvero passa a tutti (tanti danni ha già fatto questa ottusa convinzione e ancora si continua), che finalmente ci siamo liberati (ma da cosa e da chi), che ormai il futuro è dei giovani e che una volta risolto il problema pur grave della discarica del Formicoso qui la vita sarà un tuffo nel paese delle favole?
Io ho anche visto un asino volare ma non lo dico in giro perchè gli amici sospettano me per il furto di un bottiglione di aglianico e non vorrei offrire loro elementi a sostegno della tesi della mia colpevolezza.
Comunque mi piace il dibattito su questo blog finalmente, speriamo che nella difficoltà del confronto l'Imbriano non ripristini la vile censura del passato.
Saluti e baci (più saluti che baci)... L'innominabile :-)
"vasa inania multum strepunt" l'estate è finita tornate a lavorare e a produrre, le battaglie lasciatele a chi da sempre lotta e patisce in questa terra bellssima ma martoriata...
Quei maledetti della psicanalisi.
«La psicanalisi è quella
malattia mentale
di cui ritiene di essere
la terapia»
Karl Kraus
«Che disastro». Spontaneo commento osservando cent’anni e più di psicanalisi. Sembra ne siano successe di tutti i colori, sia dal punto di vista teorico che - molto indicativo - da quello pratico. La psicanalisi ha certo ampliato il vocabolario interiore con cui le persone si osservano e tentano di capirsi, ma sono ormai numerosi i libri che indagano, talora con acrimonia altre volte con sofferta delusione, tutte le cattive strade, i fallimenti terapeutici ed esistenziali, le trasgressioni, gli alibi e le deliberate spietatezze degli psicanalisti. Uno di questi saggi è in uscita tra pochi giorni e riguarda il caso più fiammeggiante del Novecento: Sua Maestà Masud Khan (Raffaello Cortina editore), il «principe degli psicanalisti». Masud Khan, nobile miliardario pakistano, curò (o non curò) il jet-set della swinging London, tra scandali, perversioni e interessati sbagli professionali commessi in piena, lucidissima coscienza. Proprio da chi, almeno un poco più dei pazienti, dovrebbe avere, insieme alla conoscenza delle passioni, anche una relativa se non stoica sobrietà.
Ma non la ebbe nemmeno uno degli ultimi grandi protagonisti - anche in senso culturale - della psicanalisi francese, Jacques Lacan, o «char-Lacan» come lo chiamavano con malizia i parigini. La sua influenza fu enorme: penetrava con magnetismo nell’anima di allievi, intellettuali, pazienti, amici, e la sua dottrina era estremamente virale, proprio a livello inconscio. I suoi discepoli non potevano pronunciare una frase senza storcerla in ossequio alla «interpretosi» linguistica del Maestro: «facciamo una gita in la-canpagna», e via allucinando; dietro o a lato di ogni parola ce n’era sempre un’altra. Ritroviamo tutto questo clima surriscaldato del pensiero e del linguaggio in tantissimi saggi e memorie di quel periodo, come Vita e leggenda di Jacques Lacan di Catherine Clement e Sul lettino di Lacan: romanzo di un’analisi di Pierre Rey. Bordate alla teoria lacaniana, invece, arrivarono già all’epoca due saggi che meriterebbero immediata traduzione o ristampa, e che ancora oggi procurano, durante la lettura, la sensazione di stare assumendo una medicina spirituale: Un destin si funeste di Francois Roustang e Lo psicanalismo di Robert Castel. Esistono anche alcuni saggi dedicati propriamente al Lacan «falsario» o a quello che, all’inizio della sua carriera, prese in cura una certa Marguerite Pantaine e ci fece sopra la sua tesi in medicina sulla psicosi paranoica. La donna divenne celebre nella letteratura clinica come «caso Aimée». Niente di male; ma anni più tardi Lacan prende in analisi un certo Didier Anzieu, facendo finta di non sapere chi sia. Lo sapeva benissimo: era il figlio di quella Marguerite che l’aveva reso celebre, solo che il paziente dovette scoprirlo da solo, a cura inoltrata, correndo in biblioteca a leggersi quello che il suo analista aveva scritto di sua madre.
Lacan, intanto, riceveva in studio, sotto lo sguardo attonito e ammirato dei pazienti, le sue «donne», pittate e odorose come prostitute: «parevano bambole», raccontò l’analizzando Pierre Rey, che andò a letto con una di loro scatenando la gelosia del Maestro. La moglie e le amanti ufficiali di Lacan erano comunque al corrente di questo andirivieni. Le sue sedute di analisi avevano durata variabile, pur essendo tutte accomunate dall’essere costosissime: alcune, però, duravano non più di cinque minuti. Molti, pur di continuare la cura, che era quasi uno status symbol intellettuale, chiedevano prestiti consistenti, rinunciando magari a comprarsi casa. Lacan divenne così milionario, titolare di appartamenti, conti correnti, collezioni d’arte (pregava i pazienti, con bramosia, se potessero «per caso cedergli» questo o quel pezzo pregiato), e alla fine prese a nascondere lingotti d’oro nelle poltrone del salotto. Negli ultimi anni passava intere giornate come in trance intrecciando cordine che tirava fuori in tutte le occasioni, anche quelle ufficiali: i famosi nodi borromei con cui inventariava le strutture della psiche.
Abbastanza spesso, affiorava in questo clima surreale, una tragedia vera. Nel 1977 l’analista di punta della scuola lacaniana, Juliette Labin, si uccise in uno chalet di montagna, con un cocktail di medicinali da lei preparato. Fu un suicidio del tutto cerebrale, dovuto in parte alla dottrina di Lacan vissuta troppo dogmaticamente, in parte al clima creato dai colleghi troppo ortodossi nei confronti dell’ultra-ortodosso «ascolto dell’inconscio» della Labin. Il caso fu smontato a dovere, usando la pratica tipica di certi regimi totalitari verso i dissidenti: la vittima fu accusata di malattia mentale e di ossessività.
Non fu l’unico suicidio «eccellente» della psicanalisi, che ne è particolarmente ricca, come ha mostrato Luciano Mecacci nel suo ormai celebre Il caso Marilyn M. e altri disastri della psicanalisi. È rimasto famoso quello di Victor Tausk: fu amante di Lou von Salomé, pseudo-psicanalista amante di tutti, che non lo trattò granché bene, ma anche paziente e poi allievo di un amico di lei, Sigmund Freud, che forse lo trattò anche peggio, per invidia o gelosia. A 40 anni, al termine di complicate vicende che coinvolsero l’intero entourage freudiano, Tausk si uccise sparandosi e impiccandosi allo stesso tempo, malmenato nell’animo dal progressivo isolamento dei colleghi. Freud, in privato, lo screditò. Lo stesso Freud che, in contraddizione con la propria disciplina e noncurante dei possibili danni psicologici, psicoanalizzò sua figlia Anna, come poi fecero con i propri figli Jung e Melanie Klein. È il tipico incrociarsi di terapia, rapporti di parentela, d’amore, di amicizia e professionali, che ha reso piuttosto terremotato e inaffidabile l’universo della psicanalisi del secolo scorso.
Non va meglio con Bruno Bettelheim: deportato a Dachau e Buchenwald, nella sua Orthogenic School di Chicago, creata per curare disturbi mentali infantili, ricostruì quel clima di terrore che probabilmente portava ancora irrisolto nell’animo. Numerosi suoi ex-pazienti, diventati adulti, hanno poi testimoniato sulla vera atmosfera che si respirava in quella clinica e vicino a uno dei più famosi analisti del mondo. Ma il loro «aguzzino» si era già suicidato, nel 1990, infilandosi un sacchetto di plastica in testa.
Tutte queste commistioni selvagge - da parte di grandi personalità - di affettività, lavoro, desideri erotici, indulgenze, revisionismi e falsi accademici, sono la cosa più sconcertante della storia della psicanalisi, poiché sembrano dar ragione all’alibi per eccellenza che Masud Khan si raccontava: «Che danni si procurano alle vite altrui brancolando in cerca della verità della propria vita. Ma la carneficina è la legge di natura». E ancora: «Solo con l’uso da parte di esseri umani di altri esseri umani si può ottenere una corretta definizione dell’esperienza di sé».
Con la diffusione, oggi, del fenotipo intellettuale e sentimentale di Masud Khan - si veda per esempio la letteratura o le altre «professioni culturali» intraprese, talora con intelligenza simpatica e/o trasgressiva, solo per mondanità o per darsi una carezza sull’anima, ma senza vero amore per i contenuti e per la tradizione storica che li ha creati e conservati - queste ciniche parole suonano molto attuali.
Aticolo su "il Giornale" del 03 settembre 2008.
Un lettore.
Sammy.... pseudonimo generico e come tale utilizzabile da chiunque, ma chi ha scritto non è il gestore dell'altro blog... precisazione doverosa perchè non vorremmo che i nuovi Masaniello credano di godere di troppa considerazione da parte nostra.
Viviamo il nostro paese e abbiamo pagato di tasca le malefatte della vecchia dirigenza santangiolese, già presente ovunque nei movimenti di opinione nascenti.
Chi oggi grida contro restaurazioni e giochi di potere un tempo dialogava con loro e taluni che oggi si ergono a moralizzatori ci hanno preceduti, per meriti di natura dubbia, nelle graduatorie dei concorsi pubblici e nelle generose elargizioni di risorse pubbliche.
Oggi loro urlano e noi proclamiamo la necessità di un dialogo, ma siamo pronti a qualunque confronto, ciò che abbiamo ce lo siamo sudato, appartiene solo a noi e siamo fieri di questo.
Liberatevi ragazzi e diffidate dai finti rivoluzionari e dai moralizzatori oltranzisti.
Per quanto riguarda Imbriano vediamo con piacere che non ci ha dimenticato, ma lungi da noi l'idea di liquidarlo semplicisticamente gli facciamo sinceri auguri per la sua non facile impresa.
Gli abbiamo rimproverato e gli rimproveriamo il gusto per la schematizzazione e per la rigida definizione dei ruoli tra buoni e cattivi, ma la scissione amministrativa da Napoli sarebbe un sogno anche per noi.
Stia in salute caro dottore, il "lumbard" che l'ha tanto turbata non voleva essere discriminante ma tendeva a riportarla con i piedi per terra... le stiamo lasciando campo non ci deluda.
Sammy... IL RESTAURATORE :-))
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