Formi-cosa? C’è bisogno di te, per salvare il nostro futuro. Una frase stampata su migliaia di volantini che hanno fatto circolare nei giorni scorsi gli studenti delle scuole dell’Alta Irpinia. Un invito ad esserci questa mattina sul Formicoso per sostenere una battaglia di civiltà. Oggi, in prima fila ci sono centinaia di giovani. Proprio quelle generazioni, che spesso in maniera approssimativa sono state accusate di essere refrattarie alle iniziative contro la discarica, stanno dimostrando una grande sensibilità ma soprattutto una efficace operatività. Uomini e donne delle scuole irpine, dei forum giovanili, delle parrocchie, dell’associazionismo, delle sezioni di partito e tanti che hanno avvertito la necessità che è giunto il momento di frenare questa pericolosa corsa all’indietro, hanno raccolto il testimone di quanti questa lotta la conducono da anni. Da questa mattina, marciando sul Formicoso, abbandoniamo la fase della tradizionale prudenza e scendiamo apertamente in campo. Un impegno diretto, non certo mediato, spinto dalla preoccupazione di un domani incerto e in aperto dissenso verso il modo con cui si decide sulle nostre teste. Non sarà un percorso semplice, anzi sempre tanti saranno gli ostacoli, le tortuose deviazioni per evitare trappole e incantatori di serpenti. Ma questo è per noi il momento della verità e perciò non possiamo fallire. Se gli irpini riscoprissero il senso di un comune impegno e di un saldo patto di solidarietà solo allora, abbattendo campanilismi inutili, lo sguardo d’insieme da Baiano a Monteverde, da Ariano Irpino a Montella ci permetterà di tutelare il nostro territorio, il nostro futuro. Impariamo dagli sbagli del passato quando grandi questioni che interessavano poche comunità sono rimaste confinate nei luoghi interessati. Un merito, però, oggi l’abbiamo. La fermezza, la perseveranza, la speranza, che ci hanno animati in tutti questi anni di contrasto a questa sciagurata scelta hanno prodotto un primo ed utile risultato: il Formicoso, grazie all’impegno dei sindaci, dei comitati, delle associazioni, i sindacati e delle comunità, a cui aggiungo con molta prudenza la politica che spesso ha risposto a fasi alterne, ha rotto i confini dell’Alta Irpinia per diventare questione della provincia di Avellino e non solo. Davanti a noi questa mattina non si apre soltanto lo sconfinato e bellissimo paesaggio che è risorsa e vita ma prende il via una autentica “Vertenza Irpinia”, un progetto di prospettiva nel quale le idealità si sposano con il pragmatismo, con la consapevolezza che tutti dobbiamo rimuovere in profondità strategie e cultura politica che ci hanno spinto sull’orlo di un baratro. Non permettiamo a nessuno di cancellarci dalla rubrica del futuro con un colpo di bianchetto come si fa per i morti. Quando la nostra attenzione si soffermerà sul filo spinato steso sulle zolle di terra. Quando i nostri sguardi incroceranno quelli dei soldati armati posti a sentinella di luoghi non più nostri. Quando le divise delle forze dell’ordine non ci faranno sentire protetti ma sospettati. Soltanto allora ci accorgeremo di come lo Stato stia cambiando, facendo scivolare la democrazia in una dimensione tombale. Di fronte a tutto ciò dobbiamo porci la domanda sulla qualità della democrazia. Se un governo eletto possa fare tutto ciò che vuole come costruire discariche in zone dove ci sono alte percentuali di raccolta differenziata, militarizzare interi territori, impedire alle comunità di opporsi, ignorare proposte concrete per la risoluzione del problema rifiuti. Non servono decisionismo e militarizzazione se non c’è un progetto politico in grado di invertire l’abitudine di nascondere le vergogne metropolitane sotto il tappeto della verde Irpinia. La politica nei confronti di questa gente ha un debito di attenzione. I rappresentanti del popolo devono assumere l’onere del convincere, la fatica del decidere, il rischio di confrontarsi. Nessuna latitanza sarà più tollerata. Questo si legge sulle labbra di migliaia di irpini che non si spaventano delle differenze ma piuttosto restano impressionati quando non si condividono valori e speranze che interessano individui in carne ed ossa. Non sottovalutiamo questo nostro stare insieme perché è una occasione di autoeducazione che si lacera tra la protesta e la proposta, tra lo spirito di rivendicazione e l’intelligenza della trasformazione ma comunque legittimato a diffondere un ideale di cultura tra coloro che hanno a cuore il destino delle comunità irpine. Rendiamoci conto della portata di questa discarica. Pero Spaccone sarà grande come 56 campi di calcio, 4 volte il Colosseo di Roma, 3 Torri gemelle abbattute dai terroristi negli Stati Uniti, oppure 38mila e 675 pullman messi insieme. Il rischio è troppo alto per affidarsi ad improvvisatori politici. Ecco perché la politica torni alla portata di chi dimostra coerenza tra parole e comportamenti perché l’Irpinia ha bisogno di fiducia e soltanto chi ha passione, vocazione e voglia di prodigarsi può tracciare nuovi cammini partendo proprio dal Formicoso.
venerdì 3 ottobre 2008
dal Corriere dell'Irpinia del 2.10.08
Un corteo lungo 5 chilometri per dire “no” alla discarica
Formi-cosa? C’è bisogno di te, per salvare il nostro futuro. Una frase stampata su migliaia di volantini che hanno fatto circolare nei giorni scorsi gli studenti delle scuole dell’Alta Irpinia. Un invito ad esserci questa mattina sul Formicoso per sostenere una battaglia di civiltà. Oggi, in prima fila ci sono centinaia di giovani. Proprio quelle generazioni, che spesso in maniera approssimativa sono state accusate di essere refrattarie alle iniziative contro la discarica, stanno dimostrando una grande sensibilità ma soprattutto una efficace operatività. Uomini e donne delle scuole irpine, dei forum giovanili, delle parrocchie, dell’associazionismo, delle sezioni di partito e tanti che hanno avvertito la necessità che è giunto il momento di frenare questa pericolosa corsa all’indietro, hanno raccolto il testimone di quanti questa lotta la conducono da anni. Da questa mattina, marciando sul Formicoso, abbandoniamo la fase della tradizionale prudenza e scendiamo apertamente in campo. Un impegno diretto, non certo mediato, spinto dalla preoccupazione di un domani incerto e in aperto dissenso verso il modo con cui si decide sulle nostre teste. Non sarà un percorso semplice, anzi sempre tanti saranno gli ostacoli, le tortuose deviazioni per evitare trappole e incantatori di serpenti. Ma questo è per noi il momento della verità e perciò non possiamo fallire. Se gli irpini riscoprissero il senso di un comune impegno e di un saldo patto di solidarietà solo allora, abbattendo campanilismi inutili, lo sguardo d’insieme da Baiano a Monteverde, da Ariano Irpino a Montella ci permetterà di tutelare il nostro territorio, il nostro futuro. Impariamo dagli sbagli del passato quando grandi questioni che interessavano poche comunità sono rimaste confinate nei luoghi interessati. Un merito, però, oggi l’abbiamo. La fermezza, la perseveranza, la speranza, che ci hanno animati in tutti questi anni di contrasto a questa sciagurata scelta hanno prodotto un primo ed utile risultato: il Formicoso, grazie all’impegno dei sindaci, dei comitati, delle associazioni, i sindacati e delle comunità, a cui aggiungo con molta prudenza la politica che spesso ha risposto a fasi alterne, ha rotto i confini dell’Alta Irpinia per diventare questione della provincia di Avellino e non solo. Davanti a noi questa mattina non si apre soltanto lo sconfinato e bellissimo paesaggio che è risorsa e vita ma prende il via una autentica “Vertenza Irpinia”, un progetto di prospettiva nel quale le idealità si sposano con il pragmatismo, con la consapevolezza che tutti dobbiamo rimuovere in profondità strategie e cultura politica che ci hanno spinto sull’orlo di un baratro. Non permettiamo a nessuno di cancellarci dalla rubrica del futuro con un colpo di bianchetto come si fa per i morti. Quando la nostra attenzione si soffermerà sul filo spinato steso sulle zolle di terra. Quando i nostri sguardi incroceranno quelli dei soldati armati posti a sentinella di luoghi non più nostri. Quando le divise delle forze dell’ordine non ci faranno sentire protetti ma sospettati. Soltanto allora ci accorgeremo di come lo Stato stia cambiando, facendo scivolare la democrazia in una dimensione tombale. Di fronte a tutto ciò dobbiamo porci la domanda sulla qualità della democrazia. Se un governo eletto possa fare tutto ciò che vuole come costruire discariche in zone dove ci sono alte percentuali di raccolta differenziata, militarizzare interi territori, impedire alle comunità di opporsi, ignorare proposte concrete per la risoluzione del problema rifiuti. Non servono decisionismo e militarizzazione se non c’è un progetto politico in grado di invertire l’abitudine di nascondere le vergogne metropolitane sotto il tappeto della verde Irpinia. La politica nei confronti di questa gente ha un debito di attenzione. I rappresentanti del popolo devono assumere l’onere del convincere, la fatica del decidere, il rischio di confrontarsi. Nessuna latitanza sarà più tollerata. Questo si legge sulle labbra di migliaia di irpini che non si spaventano delle differenze ma piuttosto restano impressionati quando non si condividono valori e speranze che interessano individui in carne ed ossa. Non sottovalutiamo questo nostro stare insieme perché è una occasione di autoeducazione che si lacera tra la protesta e la proposta, tra lo spirito di rivendicazione e l’intelligenza della trasformazione ma comunque legittimato a diffondere un ideale di cultura tra coloro che hanno a cuore il destino delle comunità irpine. Rendiamoci conto della portata di questa discarica. Pero Spaccone sarà grande come 56 campi di calcio, 4 volte il Colosseo di Roma, 3 Torri gemelle abbattute dai terroristi negli Stati Uniti, oppure 38mila e 675 pullman messi insieme. Il rischio è troppo alto per affidarsi ad improvvisatori politici. Ecco perché la politica torni alla portata di chi dimostra coerenza tra parole e comportamenti perché l’Irpinia ha bisogno di fiducia e soltanto chi ha passione, vocazione e voglia di prodigarsi può tracciare nuovi cammini partendo proprio dal Formicoso.
Formi-cosa? C’è bisogno di te, per salvare il nostro futuro. Una frase stampata su migliaia di volantini che hanno fatto circolare nei giorni scorsi gli studenti delle scuole dell’Alta Irpinia. Un invito ad esserci questa mattina sul Formicoso per sostenere una battaglia di civiltà. Oggi, in prima fila ci sono centinaia di giovani. Proprio quelle generazioni, che spesso in maniera approssimativa sono state accusate di essere refrattarie alle iniziative contro la discarica, stanno dimostrando una grande sensibilità ma soprattutto una efficace operatività. Uomini e donne delle scuole irpine, dei forum giovanili, delle parrocchie, dell’associazionismo, delle sezioni di partito e tanti che hanno avvertito la necessità che è giunto il momento di frenare questa pericolosa corsa all’indietro, hanno raccolto il testimone di quanti questa lotta la conducono da anni. Da questa mattina, marciando sul Formicoso, abbandoniamo la fase della tradizionale prudenza e scendiamo apertamente in campo. Un impegno diretto, non certo mediato, spinto dalla preoccupazione di un domani incerto e in aperto dissenso verso il modo con cui si decide sulle nostre teste. Non sarà un percorso semplice, anzi sempre tanti saranno gli ostacoli, le tortuose deviazioni per evitare trappole e incantatori di serpenti. Ma questo è per noi il momento della verità e perciò non possiamo fallire. Se gli irpini riscoprissero il senso di un comune impegno e di un saldo patto di solidarietà solo allora, abbattendo campanilismi inutili, lo sguardo d’insieme da Baiano a Monteverde, da Ariano Irpino a Montella ci permetterà di tutelare il nostro territorio, il nostro futuro. Impariamo dagli sbagli del passato quando grandi questioni che interessavano poche comunità sono rimaste confinate nei luoghi interessati. Un merito, però, oggi l’abbiamo. La fermezza, la perseveranza, la speranza, che ci hanno animati in tutti questi anni di contrasto a questa sciagurata scelta hanno prodotto un primo ed utile risultato: il Formicoso, grazie all’impegno dei sindaci, dei comitati, delle associazioni, i sindacati e delle comunità, a cui aggiungo con molta prudenza la politica che spesso ha risposto a fasi alterne, ha rotto i confini dell’Alta Irpinia per diventare questione della provincia di Avellino e non solo. Davanti a noi questa mattina non si apre soltanto lo sconfinato e bellissimo paesaggio che è risorsa e vita ma prende il via una autentica “Vertenza Irpinia”, un progetto di prospettiva nel quale le idealità si sposano con il pragmatismo, con la consapevolezza che tutti dobbiamo rimuovere in profondità strategie e cultura politica che ci hanno spinto sull’orlo di un baratro. Non permettiamo a nessuno di cancellarci dalla rubrica del futuro con un colpo di bianchetto come si fa per i morti. Quando la nostra attenzione si soffermerà sul filo spinato steso sulle zolle di terra. Quando i nostri sguardi incroceranno quelli dei soldati armati posti a sentinella di luoghi non più nostri. Quando le divise delle forze dell’ordine non ci faranno sentire protetti ma sospettati. Soltanto allora ci accorgeremo di come lo Stato stia cambiando, facendo scivolare la democrazia in una dimensione tombale. Di fronte a tutto ciò dobbiamo porci la domanda sulla qualità della democrazia. Se un governo eletto possa fare tutto ciò che vuole come costruire discariche in zone dove ci sono alte percentuali di raccolta differenziata, militarizzare interi territori, impedire alle comunità di opporsi, ignorare proposte concrete per la risoluzione del problema rifiuti. Non servono decisionismo e militarizzazione se non c’è un progetto politico in grado di invertire l’abitudine di nascondere le vergogne metropolitane sotto il tappeto della verde Irpinia. La politica nei confronti di questa gente ha un debito di attenzione. I rappresentanti del popolo devono assumere l’onere del convincere, la fatica del decidere, il rischio di confrontarsi. Nessuna latitanza sarà più tollerata. Questo si legge sulle labbra di migliaia di irpini che non si spaventano delle differenze ma piuttosto restano impressionati quando non si condividono valori e speranze che interessano individui in carne ed ossa. Non sottovalutiamo questo nostro stare insieme perché è una occasione di autoeducazione che si lacera tra la protesta e la proposta, tra lo spirito di rivendicazione e l’intelligenza della trasformazione ma comunque legittimato a diffondere un ideale di cultura tra coloro che hanno a cuore il destino delle comunità irpine. Rendiamoci conto della portata di questa discarica. Pero Spaccone sarà grande come 56 campi di calcio, 4 volte il Colosseo di Roma, 3 Torri gemelle abbattute dai terroristi negli Stati Uniti, oppure 38mila e 675 pullman messi insieme. Il rischio è troppo alto per affidarsi ad improvvisatori politici. Ecco perché la politica torni alla portata di chi dimostra coerenza tra parole e comportamenti perché l’Irpinia ha bisogno di fiducia e soltanto chi ha passione, vocazione e voglia di prodigarsi può tracciare nuovi cammini partendo proprio dal Formicoso.
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3 commenti:
La settimana prossima, voteremo alla Camera il decreto Gelmini per la scuola. Sul nostro sito www.governoberlusconi.it trovi le indicazioni dei provvedimenti e le loro motivazioni.
Dopo le rituali proteste di queste settimane, a Veltroni spetta una scelta. Ripercorrere la strada battuta (con qualche successo, purtroppo per la scuola) tra il 2002 e il 2006 o scegliere di cambiare strada.
Allora la sinistra scelse la scuola come il terreno privilegiato per la battaglia politica contro il governo, demonizzando le iniziative del ministro e della maggioranza, terrorizzando le famiglie con false notizie (tempo pieno abolito, insegnamenti tagliati, insegnanti di sostegno licenziati, attacco alla scuola statale, ecc.), strumentalizzando i bambini e usando gli edifici scolastici come strumenti per comunicare falsamente ai cittadini e ai media.
Lo stesso è accaduto purtroppo finora. Veltroni e i suoi sembrano non capire che la scuola è come l'Alitalia, un carrozzone destinato al fallimento se non si interviene subito e a fondo. I provvedimenti presi finora - educazione civica, voto in condotta, pagelle con i voti, maestro unico,riorganizzazione dell'impiego dei docenti nelle scuole elementari (potenziando il tempo pieno e mantenendo gli insegnati di sostegno) blocco della progressione della spesa - vanno nella direzione di creare nel giro di pochi anni le condizioni per una scuola migliore, più capace di istruire ma anche di educare, con insegnanti riconosciuti nel loro ruolo sociale e meglio pagati.
Sono provvedimenti facili da comprendere, apprezzati dai cittadini, che mettono la sinistra davanti a un bivio. Oggi lalternativa è quella di collaborare in una riforma non più rinviabile o continuare a lasciare le cose come stanno e giungere alla bancarotta economica, formativa ma sopratt utto educativa.
Per il bene di tutti e per il futuro dellItalia le auguriamo di avere la forza di scegliere la strada giusta, stavolta...ma, se il buon giorno si vede dal mattino, non abbiamo grandi speranze.
Seguiremo coem andranno le cose su www.ilpopolodellaliberta.it e su www.governoberlusconi.it.
Grazie per l'attenzione. Cordialmente,
on. Antonio Palmieri
Ciclo dei rifiuti in Campania Avviso di garanzia a Bassolino
Un avviso di garanzia è stato notificato al presidente della Regione Campania Antonio Bassolino. Il provvedimento è stato emesso dalla procura di Napoli nell'ambito di uno stralcio dell'inchiesta sulle presunte irregolarità nella gestione del ciclo di rifiuti in Campania.
Dalle fonti giudiziarie non si e' finora riusciti ad apprendere ne' l'ipotesi di reato formulata dai magistrati ne' la vicenda specifica sulla quale indagano i pm. Dalle strette maglie del segreto investigativo, trapela soltanto che l'informazione di garanzia e' stata firmata per consentire lo svolgimento di una serie di accertamenti.
Dalla inchiesta principale conclusa nei mesi scorsi con una serie di rinvii a giudizio sarebbe stato stralciato un capitolo per il quale i magistrati ritengono necessari ulteriori e piu' approfondite indagini. L'inchiesta e' condotta dai pm Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello, coordinati dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, del pool reati ambientali, gli stessi magistrati titolari del fascicolo dal quale e' scaturito il processo contro numerosi imputati tra cui lo stesso Bassolino.
L'episodio al centro delle recenti indagini sarebbe quindi collegato alla gestione dello ciclo di smaltimento dei rifiuti nel periodo in cui Bassolino era alla guida del commissariato straordinario di governo. Non si esclude che l'avviso sia stato emesso par poter procedere a una perquisizione. Sempre secondo le poche indiscrezioni, l'informazione farebbe riferimento a ipotesi di reati ambientali.
Per le presunte irregolarità relative alla vicenda rifiuti, Bassolino è già a giudizio insieme con altri numerosi imputati, tra cui gli ex vertici dell'Impregilo. Il processo, che si svolge davanti alla quinta sezione del Tribunale di Napoli, riprendera' il 24 settembre prossimo il processo.
Il dibattimento ha subito finora diversi rinvii soprattutto per questioni formali, come le mancate notifiche che dovranno essere consegnate prima dell'inizio della prossima udienza. Il Tribunale dovra' pronunciarsi sulla costituzione delle parti civili - tra cui oltre cento amministrazioni locali - dopodiche' il processo dovrebbe entrare nel vivo.
Come vedete la colpa e le responsabilità sono essenzialmente del Centrosinistra che in Bassolino aveva ed ha un riferimento forte non solo al Sud, ma a livello nazionale, tale da candidarlo alle prossime Europee nel PD. E quelli del PD si ostinano anche a far credere che, chi oggi propone soluzioni forse anche discutibili come quella del Formicoso, sono poi i diretti responsabili di questo sfacelo. E', davvero, inaccettabile.
Non si può tollerare il fatto che coloro i quali hanno messo in emergenza la Campania, oggi vogliano uscirsene comodamente dal "portone principale", della contestazione popolare.
Attenzione a questi giochi squallidi e degni della Sinistra Italiana. Aprite gli occhi e non fatevi strumentalizzare nella battaglia della giusta difesa del territorio.
Augusto.
In piazza contro il maestro unico. Ma in Europa è una prassi
di Marino Petrelli Giovedì 2 Ottobre
Genitori, bambini e docenti precari hanno “occupato” pacificamente questa mattina la scalinata del ministero dell’Istruzione presidiato dalle forze dell’ordine per dire no alla riforma del ministro Mariastella Gelmini. Nel “No Gelmini day”, il cartello più gettonato, recita: “Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini”, anche se molto numerosi gli slogan contro il ritorno del maestro unico. Un bambino con in mano il suo joy stick, contesta la riduzione del tempo pieno e il cartello che porta al collo recita: “bambino modello Gelmini: dalle 13 alle 20 davanti alla Play Station”. La protesta si è allargata nel pomeriggio a diverse scuole elementari di Roma. E venerdì scenderanno in piazza gli studenti dei licei della capitale con una mobilitazione che si concluderà alle 10 davanti Viale Trastevere.
Tutti contro il ritorno del maestro unico, insomma. Ma in Europa come vanno le cose? Entrando nella banca dati della rete “Eurydice” sui sistemi educativi europei si fa una scoperta interessante: nessun paese prevede nella scuola primaria la pluralità dei docenti che vige in Italia nell’organizzazione modulare. Vediamo qualche esempio. In Austria, per tutti e 4 gli anni della scuola primaria, c’è un maestro unico per classe più un insegnante di religione e, in certi casi, insegnante di lavori tecnici e/o tessili. In Estonia, Finlandia e Francia nei primi 6 anni del ciclo di base, corrispondenti al livello primario, c’è un maestro unico generalista per tutte le materie. In Francia, ci sono talvolta insegnanti negli ambiti artistici e sportivi, ma si tenta di “scoraggiare” queste iniziative. In Germania, maestro unico nel primo e secondo anno; dal terzo vengono introdotti più maestri per le varie materie per abituarli al livello secondario. In Inghilterra c’è il maestro unico, generalmente annuale (cambia ogni anno). In Portogallo, lo stesso insegnante accompagna la classe per tutto il primo ciclo del percorso obbligatorio (6 a 10 anni di età). In Spagna: maestro unico. Insegnanti specialisti per educazione fisica, musica, lingua straniera e per eventuali altre materie offerte dalla scuola. In Svezia, in genere, un insegnante per i primi 3 anni del ciclo unico (da 7 a 10 anni).
Forte del suo piano, il ministro non si lascia scoraggiare: “Ci sono due Italia: una è per una scuola di qualità, degli insegnanti che vogliono essere pagati meglio ed è quella della maggioranza degli italiani. L’altra è quella di una piccola frangia che ha deciso di non guardare i problemi e preferisce protestare. Li lascio fare”, ha affermato, a margine di un convegno alla Luiss, commentando le manifestazioni di protesta. Per il ministro occorre, inoltre, ragionare “sulla possibilità di un modello di valutazione esterna, eventualmente affidata a un team di professionisti, che periodicamente visitino le scuole, adeguatamente accompagnato da processi di autovalutazione basati su modelli standardizzati e uniformi”.
E in serata arriva anche la presa di posizione del premier Berlusconi. “I leader dell’opposizione si sono inventati l’ennesima menzogna, la presunta cacciata di 87mila docenti. Non c’è e non ci sarà nessuna cacciata. Il numero di 87 mila è quello degli insegnanti in meno che abbiamo programmato da qui a tre anni e che si realizzerà con i pensionamenti e il blocco del turn over”, così il presidente del Consiglio nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi affiancato dal ministro anti sprechi Renato Brunetta e dalla stessa Gelmini.
“C’è un egualitarismo che troverebbe cittadinanza in un sistema socialista”, ha commentato Berlusconi spiegando la necessità di cambiare il sistema scolastico italiano. “Abbiamo parlato del 7 in condotta, ma è chiaro che gli insegnati avranno buon senso, ha continuato Berlusconi aggiungendo comunque di essere certo che gli italiani “abbiano gradito l’impegno del governo contro il degrado e la maleducazione perché ritorni il senso di responsabilità contro fenomeni di aggressività e bullismo”. E ancora: “Con il maestro unico ci saranno insegnanti che si libereranno per il tempo pieno” ha detto il presidente del Consiglio. “Pensiamo di poter garantire un aumento del 50 per cento o anche più del tempo pieno. Avremo meno insegnanti, come nel resto d’Europa, e questi insegnanti intendiamo pagarli meglio”.
Su fronte dell’innovazione, la Gelmini ha annunciato che da novembre nelle scuole medie arriveranno 10mila lavagne interattive multimediali. Le lavagne saranno fornite alle scuole complete di videoproiettore e casse acustiche insieme ad un pc portatile. Spetterà all’agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica (ex Indire) organizzare la formazione per 24 mila docenti sulle lavagne multimediali. Che, nelle intenzioni del ministro, daranno il via “alla scuola digitale in Italia”.
da http://blog.panorama.it/italia/2008/10/02/in-piazza-contro-il-maestro-unico-ma-in-europa-e-una-prassi
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