Pd spaccato sulle dimissioni di Mario Sena da capogruppo del partito, ma Bassolino lavora per la ricucitura. Il giorno dopo aver sbattuto la porta perché finito in aula "in minoranza" su una richiesta di inversione dell’ordine del giorno, il consigliere di Sant’Angelo dei Lombardi non recede dalla sua posizione: dimissioni passate al protocollo e incarico temporaneamente affidato ad Antonio Amato, ex capogruppo Ds. Il Partito Democratico è ora chiamato a decidere del suo futuro. Per questo i suoi consiglieri si riuniranno domani con il segretario regionale Tino Iannuzzi per verificare l’agibilità delle soluzioni in campo. Nonostante l’apparente irrevocabilità delle dimissioni del capogruppo, tra le ipotesi più accreditate c’è proprio quella del Sena bis. In tal senso almeno si sta movendo il presidente della Giunta Antonio Bassolino, che non vorrebbe aprire un nuovo fronte di scontro all’interno del partito considerando oltretutto positivamente il lavoro svolto in questi anni dal rappresentante irpino. Ma sulla questione non mancano i distinguo. Il consigliere Francesco Casillo, per esempio, ritenendo che la decisione di Sena scaturisca da «motivazioni interiori di ordine politico, sulle quali comunque nessuno intende obiettare», per la sua successione fa il nome di Pietro Ciarlo, «un collega autorevole degno di ogni considerazione». Poi chiarendo che «ogni valutazione oggi è prematura» auspica «una decisione unanime per l’individuazione del capogruppo e di due vice».Anche il consigliere Felice Iossa commenta le dimissioni del timoniere provando a guardare oltre. «Comprendo tutta la vicenda umana di Sena - dice - ma il capogruppo del Pd ha un compito di assoluta responsabilità perché o ha l'unanimità dei consensi o non riesce a fare il capogruppo e quindi penso che noi venerdì dobbiamo affrontare con molta serenità la questione perché oltre a definire il nuovo capogruppo dobbiamo fissare le priorità sulle leggi da licenziare in Consiglio». Per questo motivo Iossa propone la convocazione a settembre di una riunione di maggioranza con tutti i consiglieri, Bassolino e la giunta e «un patto di fine legislatura con le opposizioni per approvare quei provvedimenti che servono a dare slancio all'economia della Regione e a modernizzare il profilo istituzionale regionale».La questione non lascia silente l’opposizione che attraverso il suo coordinatore Francesco D’Ercole chiama in causa anche i fatti di Avellino: «Era da un pò che Sena non riusciva più a rappresentare la sintesi del proprio gruppo e, più volte, in questi ultimi tempi, diversi colleghi del suo gruppo lo avevano contraddetto. Probabilmente ad inasprire ulteriormente i rapporti fra i consiglieri Pd ed il loro capogruppo, ha contribuito anche la recente vicenda del consiglio provinciale di Avellino, dove gli 8 consiglieri demitiani, leader di riferimento anche per Sena, si erano uniti a quelli del centrodestra, avevano messo in minoranza e costretto alle dimissioni il presidente Alberta De Simone, ma è indubbio che Sena paga anche le difficoltà di movimento e le fibrillazioni interne ad un Pd che, ormai, non riesce più a stare insieme neanche se sottoposto a dosi massicce di colla a presa rapida. Situazione che, naturalmente, si riflette anche sull’agibilità dello stesso Consiglio regionale, praticamente immobilizzato dalle divisioni interne alla maggioranza».
giovedì 17 luglio 2008
dal 'Corriere dell'Irpinia'
Giovedì 17 Luglio 2008
Dimissioni di Sena, il Pd si divide
Pd spaccato sulle dimissioni di Mario Sena da capogruppo del partito, ma Bassolino lavora per la ricucitura. Il giorno dopo aver sbattuto la porta perché finito in aula "in minoranza" su una richiesta di inversione dell’ordine del giorno, il consigliere di Sant’Angelo dei Lombardi non recede dalla sua posizione: dimissioni passate al protocollo e incarico temporaneamente affidato ad Antonio Amato, ex capogruppo Ds. Il Partito Democratico è ora chiamato a decidere del suo futuro. Per questo i suoi consiglieri si riuniranno domani con il segretario regionale Tino Iannuzzi per verificare l’agibilità delle soluzioni in campo. Nonostante l’apparente irrevocabilità delle dimissioni del capogruppo, tra le ipotesi più accreditate c’è proprio quella del Sena bis. In tal senso almeno si sta movendo il presidente della Giunta Antonio Bassolino, che non vorrebbe aprire un nuovo fronte di scontro all’interno del partito considerando oltretutto positivamente il lavoro svolto in questi anni dal rappresentante irpino. Ma sulla questione non mancano i distinguo. Il consigliere Francesco Casillo, per esempio, ritenendo che la decisione di Sena scaturisca da «motivazioni interiori di ordine politico, sulle quali comunque nessuno intende obiettare», per la sua successione fa il nome di Pietro Ciarlo, «un collega autorevole degno di ogni considerazione». Poi chiarendo che «ogni valutazione oggi è prematura» auspica «una decisione unanime per l’individuazione del capogruppo e di due vice».Anche il consigliere Felice Iossa commenta le dimissioni del timoniere provando a guardare oltre. «Comprendo tutta la vicenda umana di Sena - dice - ma il capogruppo del Pd ha un compito di assoluta responsabilità perché o ha l'unanimità dei consensi o non riesce a fare il capogruppo e quindi penso che noi venerdì dobbiamo affrontare con molta serenità la questione perché oltre a definire il nuovo capogruppo dobbiamo fissare le priorità sulle leggi da licenziare in Consiglio». Per questo motivo Iossa propone la convocazione a settembre di una riunione di maggioranza con tutti i consiglieri, Bassolino e la giunta e «un patto di fine legislatura con le opposizioni per approvare quei provvedimenti che servono a dare slancio all'economia della Regione e a modernizzare il profilo istituzionale regionale».La questione non lascia silente l’opposizione che attraverso il suo coordinatore Francesco D’Ercole chiama in causa anche i fatti di Avellino: «Era da un pò che Sena non riusciva più a rappresentare la sintesi del proprio gruppo e, più volte, in questi ultimi tempi, diversi colleghi del suo gruppo lo avevano contraddetto. Probabilmente ad inasprire ulteriormente i rapporti fra i consiglieri Pd ed il loro capogruppo, ha contribuito anche la recente vicenda del consiglio provinciale di Avellino, dove gli 8 consiglieri demitiani, leader di riferimento anche per Sena, si erano uniti a quelli del centrodestra, avevano messo in minoranza e costretto alle dimissioni il presidente Alberta De Simone, ma è indubbio che Sena paga anche le difficoltà di movimento e le fibrillazioni interne ad un Pd che, ormai, non riesce più a stare insieme neanche se sottoposto a dosi massicce di colla a presa rapida. Situazione che, naturalmente, si riflette anche sull’agibilità dello stesso Consiglio regionale, praticamente immobilizzato dalle divisioni interne alla maggioranza».
Pd spaccato sulle dimissioni di Mario Sena da capogruppo del partito, ma Bassolino lavora per la ricucitura. Il giorno dopo aver sbattuto la porta perché finito in aula "in minoranza" su una richiesta di inversione dell’ordine del giorno, il consigliere di Sant’Angelo dei Lombardi non recede dalla sua posizione: dimissioni passate al protocollo e incarico temporaneamente affidato ad Antonio Amato, ex capogruppo Ds. Il Partito Democratico è ora chiamato a decidere del suo futuro. Per questo i suoi consiglieri si riuniranno domani con il segretario regionale Tino Iannuzzi per verificare l’agibilità delle soluzioni in campo. Nonostante l’apparente irrevocabilità delle dimissioni del capogruppo, tra le ipotesi più accreditate c’è proprio quella del Sena bis. In tal senso almeno si sta movendo il presidente della Giunta Antonio Bassolino, che non vorrebbe aprire un nuovo fronte di scontro all’interno del partito considerando oltretutto positivamente il lavoro svolto in questi anni dal rappresentante irpino. Ma sulla questione non mancano i distinguo. Il consigliere Francesco Casillo, per esempio, ritenendo che la decisione di Sena scaturisca da «motivazioni interiori di ordine politico, sulle quali comunque nessuno intende obiettare», per la sua successione fa il nome di Pietro Ciarlo, «un collega autorevole degno di ogni considerazione». Poi chiarendo che «ogni valutazione oggi è prematura» auspica «una decisione unanime per l’individuazione del capogruppo e di due vice».Anche il consigliere Felice Iossa commenta le dimissioni del timoniere provando a guardare oltre. «Comprendo tutta la vicenda umana di Sena - dice - ma il capogruppo del Pd ha un compito di assoluta responsabilità perché o ha l'unanimità dei consensi o non riesce a fare il capogruppo e quindi penso che noi venerdì dobbiamo affrontare con molta serenità la questione perché oltre a definire il nuovo capogruppo dobbiamo fissare le priorità sulle leggi da licenziare in Consiglio». Per questo motivo Iossa propone la convocazione a settembre di una riunione di maggioranza con tutti i consiglieri, Bassolino e la giunta e «un patto di fine legislatura con le opposizioni per approvare quei provvedimenti che servono a dare slancio all'economia della Regione e a modernizzare il profilo istituzionale regionale».La questione non lascia silente l’opposizione che attraverso il suo coordinatore Francesco D’Ercole chiama in causa anche i fatti di Avellino: «Era da un pò che Sena non riusciva più a rappresentare la sintesi del proprio gruppo e, più volte, in questi ultimi tempi, diversi colleghi del suo gruppo lo avevano contraddetto. Probabilmente ad inasprire ulteriormente i rapporti fra i consiglieri Pd ed il loro capogruppo, ha contribuito anche la recente vicenda del consiglio provinciale di Avellino, dove gli 8 consiglieri demitiani, leader di riferimento anche per Sena, si erano uniti a quelli del centrodestra, avevano messo in minoranza e costretto alle dimissioni il presidente Alberta De Simone, ma è indubbio che Sena paga anche le difficoltà di movimento e le fibrillazioni interne ad un Pd che, ormai, non riesce più a stare insieme neanche se sottoposto a dosi massicce di colla a presa rapida. Situazione che, naturalmente, si riflette anche sull’agibilità dello stesso Consiglio regionale, praticamente immobilizzato dalle divisioni interne alla maggioranza».
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18 commenti:
bene! così adesso l'on. Sena avrà più tempo per dedicarsi a Sant'Angelo, svolgendo il suo ruolo di consigliere comunale di opposizione; in un sistema democratico spesso l'opposizione, se fatta 'bene', è ancora più importante della maggioranza!
è vero!: a Sant'Angelo, dopo il terremoto, quando all'opposizione della maggioranza DC del sindaco Repole c'erano i comunisti, si che funzionava il 'sistema democratico'......
peccato che non è stato eletto Massimo Capobianco! lui si che sarebbe stato un ottimo 'oppositore'!
ottimo, anche perchè giovane!
Sena si è dimesso da capogruppo non da consigliere regionale,ma forse mi sbaglio vero?
non manco molto che si dimette Bassolino con tutta la giunta ed il consiglio. E poi saranno cavoli amari....
Perchè saranno cavoli amari?
perchè si potrebbe ripetere il risultato elettorale di aprile, questa vota allargato a tutta l'Irpinia!
Il trasformismo e' alle porte anche per Sena.Perche' non dire cio' che e' quasi ovvio?Non sono santangiolese ma ho una madre che e' nata la' e ho sentito parlare tante volte delle stesse cose:cambiano gli uomini ma gli interessi prevalgono sempre, per tutti;forse oggi C'e'di tutto e di piu'.
Ottaviano Del Turco è cotto e cucinato a puntino. Con prove schiaccianti. Pre-costituite accuratamente da quello stesso che gli versava le mazzette. Questo personaggio,Vincenzo Angelini, proprietario di cliniche private (nate apposta per lucrare sulla Sanità), un giorno del 2007, esegue le seguenti operazioni:
• chiede al Banco di Roma, di cui è cliente, di ritirare 200 mila euro in contanti;
• conserva l’estratto conto del prelievo;
• con una fotocamera digitale (vantaggi delle nuove tecnologie) fotografa i numeri di serie delle banconote;
• fotografa persino le fascette che legavano le mazzette di soldi;
• parte in auto per la casa di Del Turco con il sacchetto da shopping pieno di banconote.
• dice al suo autista che dovrà ricordare questo viaggio, anzi;
• si fa fotografare dall’autista mentre entra in casa Del Turco e poi mentre ne esce, sempre con il sacchetto, stavolta vuoto delle mazzette e riempito con quattro mele;
• infine, Angelini si autodenuncia.
Lo fa perchè nemmeno le convenzioni di favore che le sue cliniche hanno con la Regione, e le prestazioni gonfiate che addebita, sono riusciti a salvarlo; soprattutto perchè la Regione Abruzzo, i suoi debiti verso di lui, li lascia accumulare e non li onora. Ormai perduto, il faccendiere trascina con sè i Del Turco e i suoi complici. Ai quali ha pagato fra i 6 e i 15 milioni di euro, sempre in contanti a botte di centinaia di migliaia di euro, contando di ricavarne benefici per 80-150 milioni. Per confronto: la Regione Abruzzo, per la sanità, ha un disavanzo di 328 milioni.
Il tutto è estremamente istruttivo. Anzitutto, provate voi a chiedere alla vostra banca di prelevare non 200 mila, ma 20 mila euro in contanti. Sono soldi vostri, ma la banca cerca in tutti i modi di non scucirli. Al minimo, vi fa aspettare una settimana («Non abbiamo quella cifra in cassa»), e naturalmente avverte la Guardia di Finanza.
Voi, comune cittadino, piccolo artigiano, dovete tenere due conti distinti - quello privato e quello aziendale; dovete pagare sempre con assegni, e che siano «non trasferibili», ed adempiere a tutte le altre cervellotiche punitive norme «anti-evasione» escogitate da Visco per farvi la radiografia fiscale. Non potete pagare o ricevere in contanti nemmeno cento euro; se siete salumiere, dovete battere lo scontrino anche per il panino al salame che date al vostro nipotino. Bene, giusto: «Lotta agli evasori!», come strillano i media di sinistra.
Invece, per le tangenti ai politici, tutto cambia. Nessun obbligo contabile, nessuna girata obbligatoria, nessun cervellotico «adempimento» anti-evasione, anti-riciclaggio e anti-nero. La banca vi scuce 200 mila euro in banconote da grosso taglio senza fiatare, abituata alla cosa (è chiaro che sono mazzette, anche perchè i prelievi sono periodici e costanti). Non avvisa le Fiamme Gialle (chissà come farà). Il corrotto non vi dà nessuna ricevuta, ma vi passa convenzioni e contratti gonfiati a spese dei contribuenti.
E niente tasse, niente dichiarazioni, niente spese inutili: d’incanto, tutta la burocrazia e l’esazione che ci schiaccia ed ostacola, si è volatilizzata. Tutto avviene con un’efficienza e una facilità da paese-modello. In nero. Nero assoluto. E tutti prendono, di destra o di sinistra - senza differenze e in piena concordia.
Se Del Turco è di «sinistra», fra gli arrestati c’è l’ex direttore dell’ASL di Chieti, tale Luigi Conga, nominato dal centro-destra. A lui Angelini dice di aver versato in varie riprese 6 milioni di euro, 12 miliardi in vecchie lire, sempre i contanti e nel rapido giro di 18 mesi. Difatti, gli agenti hanno trovato sulla Porsche Cayenne di Conga una valigia con ancora 110 mila euro in contanti. E anche questo è istruttivo.
Perchè risolve un mistero che mi assillava da tempo: chi compra tante Porsche Cayenne, che vedo circolare anche qui a Viterbo, anzi a Viterbo più che a Milano? Sono assurdi gipponi da 490 cavalli, 100 mila euro di costo medio, 5 chilometri con un litro. Chi c’è a bordo? Un notaio? Un famoso chirurgo plastico? Un imprenditore di successo?
Ora lo sappiamo: c’è un pubblico funzionario della ASL. Con valigetta porta-liquidi sul sedile posteriore.
Istruttiva anche l’insaziabilità dei corrotti, le cifre enormi che pretendevano, astronomiche rispetto alle finanze modeste e indebitatissime di una regione piccola come l’Abruzzo. Qui non si tratta più di «tangenti», di scremature rispetto all’attività principale (che sarebbe, a ben ricordare, dare cure e servizi sanitari alla gente); qui l’attività principale della Sanità consiste proprio nelle mazzette, e per i letti d’ospedale e gli ambulatori, solo le briciole.
Anzi, nemmeno le briciole: il disavanzo si lascia crescere, nemmeno i privati corrotti vengono pagati per i servizi che bene o male (male) forniscono, tanto poi lo pagherà lo Stato centrale, ossia i soliti contribuenti. Che se ne fanno di tanti soldi, 30 miliardi in nero, miracolosamente sottratti alle occhiute regole anti-evasione di Visco?
Del Turco me lo ricordo accanto a Craxi; ma passava per la faccia pulita del PSI, tanto che fu miracolato da Tangentopoli e potè dirigere il partito dei ladri, finchè non fu liquidato dagli elettori.
Ora, si dice che Del Turco raccoglieva tutto quel denaro per «un progetto politico». Un progetto politico, finalmente! Ciò di cui l’Italia manca! Ecco uno scopo degno di tanto costo!
Anche Giulio Cesare intascò molte tangenti, ma lo faceva per uno scopo politico grandioso: doveva togliere il potere all’oligarchia senatoria che s’era accaparrata le ricchezze di Roma e aveva falsato la democrazia, e fondare l’impero popolare. Ma qual era lo scopo politico di Del Turco? Doveva essere altrettanto grandioso, visti i soldi che gli servivano.
Invece leggiamo la deposizione di Angelini: «Del Turco aveva bisogno di tanti soldi per mettere in difficoltà Boselli e portare con sè 8 senatori dello SDI nel PD».
Ecco: era la lotta del potere per un partito microscopico, e praticamente estinto. Per comprare otto senatori dello SDI di Boselli e portarli a Veltroni come cacciagione. Fra l’altro, otto senatori otto, lo SDI non ne ha mai avuti. Ne mai ne avrà.
Ci vorrebbe una punizione speciale per politici che hanno scopi politici così piccini e meschini: di fatto, riducibili a ripicche e invidie fra un «segretario» di un partitino molecolare e inutile e un assessore di una regionella rurale.
Da questa faccenda, non possiamo trarre che una conclusione: che i senatori sono in vendita.
Poveretti, non ce la fanno con i 300 mila euro che gli pagano milioni di contribuenti che, loro, guadagnano 15 mila euro annui. Perciò sono pronti a passare all’altro campo: gli servono un paio di milioni di euro, la vita è rincarata anche per loro. Non chiedono nemmeno qual è il progetto. Gli basta vedere i contanti nella valigetta. Con le fascette della banca.
La devastazione della sanità, i posti letto mancanti e carissimi, i pazienti morti ammazzati, gli assunti fancazzisti ma tesserati, la mancata assistenza a milioni di anziani poveri, sono il prezzo che ci fanno pagare. Senza il minimo di scrupolo. Altro che «teorema», come ha detto Berlusconi.
Siamo dunque alla «nuova tangentopoli»? Ha ragione Di Pietro? Temo proprio di no. E’ certo che queste cose avvengono non solo in Abruzzo. Che in ogni Regione, la Sanità è la più grossa e regolare fonte di mazzette, di passaggi di pacchi di contanti a 200 mila a botta, per acquistare un posto di primario, per ottenere una «convenzione» per una clinica privata fatta nascere apposta per succhiare. Questo è sicuro.
Se questo avviene in Abruzzo, pensate a cosa avviene in Campania, dove tutti i pubblici funzionari hanno la faccia inconfondibile del pregiudicato camorrista; o in Lazio; o in Emilia, dove dominano le COOP ammanicate alla Regione, o in Lombardia, dove si accaparra tutto la Compagnia delle Opere, da ben 15 anni.
Il fatto è che solo in Abruzzo c’è stato un imprenditore che si è autodenunciato. E che per di più, sapendo come vanno le cose in Italia, si è precostituito le prove a carico dei corrotti, fotografando il denaro, tenendo i documenti contabili del prelievo, facendosi riprendere mentre andava a pagare Del Turco. Ha fatto tutto lui, Angelini, e poi è andato a mettere sul piatto del Gip la sua preda, già cucinata, col rosmarino nel didietro e la mela in bocca.
Tutte le azioni d’inchiesta fatte poi dagli inquirenti sono stati solo «riscontri» dei fatti denunciati. Persino le intercettazioni telefoniche a tappeto sono servite a poco o nulla, e infatti non servono a incastrare i corrotti, ma gli scemi che parlano al telefono delle loro performances sessuali. I magistrati hanno avuto la pappa fatta.
Ora, è chiaro che uno del giro, e che dal giro guadagna, che si auto-denunci, è un caso più che raro: è unico. Ci vorrebbe un Angelini per ogni Regione. Ma ovviamente non c’è. E in ogni regione, le intercettazioni a tappeto - senza un Angelini - non portano mai a nulla di fatto. Nè le indagini ordinate dai procuratori; quanto alle irruzioni delle Fiamme Gialle servono solo a punire artigianelli, benzinai, panettieri.
Non facciamo del moralismo. Una corruzione così totale, non dipende nemmeno più dalla disonestà dei singoli. E’ il sistema stesso che è stato congegnato per il furto totale del denaro pubblico. La Sanità costituisce il 90% del bilancio delle regioni, e offre infinite occasioni discrezionali di gestione. Inoltre, è gestita da consigli d’amministrazione dove loschi affaristi con cliniche si mescolano e inciuciano con deputati trombati, amici degli amici da sistemare.
Ai più giovani, bisogna ricordare che non è sempre stato così. C’è stato un tempo in cui grandi enti pubblici previdenziali - dall’INPS all’INAIL alle mutue sanitarie, per non parlare dell’IRI - erano enti «tecnici», gestiti da competenti del settore. Ci sono voluti decenni per trasformare questi istituti onesti e neutrali in cosche.
La politica non aveva la gestione di questi enti; dava solo le direttive generali. Poi, ha voluto gestirli, ha cambiato le regole, ha inserito sempre più amici suoi nei vertici, nei gradi intermedi, nelle ASL, dappertutto: sindacalisti, ex deputati, parenti e ballerine. I mascalzoni hanno stravolto tutto a loro vantaggio.
Persino i rimedi escogitati, le cosiddette «iniezioni di privato» nel pubblico servizio, sono serviti solo ad aumentare il potere indebito, a scavalcare le norme sui concorsi pubblici e sulle pubbliche aste, a rendere possibili conflitti d’interesse a beneficio della Casta.
Il rimedio è chiaro.
Una riforma che renda il servizio sanitario «nazionale», invece che regionale, per diminuire i centri di malversazione; insomma, ristatalizzarlo, e affidarlo a tecnocrazie competenti, come era una volta, il cui posto e stipendio non dipenda dai politici. Creare paratie stagne fra «la politica» e l’amministrazione che serve alla salute dei cittadini. Istituire ferme incompatibilità fra le cariche «politiche» e quelle gestionali.
Tutto ciò esisteva. La democrazia ereditò dal fascismo questo tipo di amministrazione, dove la ruberia era inattuabile, almeno in queste proporzioni. E per qualche anno - non molti - è durato. Ma è tornare a quella onestà che è utopico.
La riforma necessaria, la devono fare i «politici», ossia i beneficiari del malcostume. Il sistema dovrebbe riformare se stesso. Non s’è mai visto nella storia.
all'anonimo che ha pubblicato il commento precedente:
Se lo scritto è stato ìprelevato' da qualche organo di informazione devi per favore citarne la fonte. Altrimenti potrei essere costretto ad eliminarlo
PS: se invece, come pure potrebbe essere possibile, è un tuo scritto fammelo sapere; anche se in forma anonima, ovviamente, lascerò pubblicato il commento, la cui responsabilità è di chi lo ha pubblicato; lo stesso autore, comunque, ad una eventuale indagine di polizia, potrebbe essere identificato tramite IP.
Non sono l'autore del commento Sig. Imbriano ma credo di farle cosa gradita specificando che esso è stato "malamente prelevato" dal sito di "Forza Nuova" e si tratta di un articolo a firma di Maurizio Blondet dal titolo "La Sanità è da togliere alle Regioni".
Non essendo indicato nè l'autore, nè il titolo originario, nè la fonte chi lo ha postato rischia sanzioni di carattere penale, il comportamento inadeguato è comunque "sanato" da questa mia precisazione.
Per chi volesse leggere l'articolo nella sua originaria collocazione l'url è: http://www.forzanuova.org/sanita_togliere_regioni.htm.
Cordiali saluti un sostenitore della libertà di manifestazione del pensiero, ad onor del vero, più vicino ideologicamente al "modus operandi" dell'altro blog cittadino.
Non mi interessa da chi è stato scritto e non ho voluto commentarlo resta il fatto che se in Abruzzo è successo questo immaginiamoci in Campania.
Inoltre esiste una news letter e questa è l'autorizzazione, per quel che mi riguarda questo articolo di Blondet lo pubblicherei e non lo lascerei come post
Comunichiamo altresì che:
Organi di Informazione, Stampa, Televisioni, Emittenti Radiofoniche, Siti di informazione internet, giornalisti e pubblicisti regolarmente ed ufficialmente iscritti agli albi ed agli ordini e registrati presso gli organi competenti non possono rifiutare i comunicati stampa e/o di informazione politica e non possono richiedere la cancellazione dalla lista di informazione; sarà discrezione dei Direttori Responsabili, delle Redazioni e dei Giornalisti recepire o no e diffondere o no le notizie riportate nella comunicazione politica.
Distinti saluti
Giuseppe Bonanno Conti
Ufficio Politico Forza Nuova
"... se in Abruzzo è successo questo immaginiamoci in Campania..." ma come si fa a scrivere una cosa simile?
In base a quale proprietà matematica o intimo e perverso convincimento se in Abruzzo c'è stato uno scandalo nella sanità sarebbe logico presumero che lo stesso accada in Campania, e perchè solo in Campania?
Perchè nessuno si è espresso così quando è scoppiato lo scandalo della clinica milanese... a me verrebbe da dubitare che anche in Lombardia, se si scavasse un pò, chissà cosa verrebbe fuori, in fondo si è trattato di un imbroglio per reati ben più gravi, che coinvolgono direttamente la vita delle persone.
Siamo già sepolti da mille piccole tragedie e la diffidenza è ormai la regola nei rapporti umani, forse sarebbe il caso di limitarsi ad offrire cronaca di ciò che accade senza augurarsi nuovi ed ulteriori scandali, soprattutto se essi esistono solo nella mente di chi scrive, senza possibilità di produrre prova alcuna.
Sono incredulo, ormai in Italia libertà di pensiero è sinonimo di libertà di diffamare qualunque persona o istituzione, sapendo di farla franca, si è perso il senso della comunicazione civile e della correttezza dell'informazione nell'ottica del rispetto delle garanzie costituzionali.
L'articolo era interessante ma il riferimento alla Campania, pretestuoso e diffamatorio nella misura in cui non è sostenuto da prove, lo rende solo denigratorio e come tale inaccettabile.
Saluti ... Civis Juris
Civil Juris ma dove vivi? Mi sembri Jona che visse nella balena!!! Ti scandalizzi perchè si dice una verità ovvia che viviamo in una regione che è completamente avulsa dal contesto nazionale, con il più basso reddito del paese, con il più alto indice di criminalità, dove solo perchè la munnezza è diventato scandalo mondiale si è provveduto ad interessare il governo nazionale per intervenire e pulire le strade.
Svegliati gli organi di stampa danno due trafiletti la notizia di un omicidio nella nostra regione mentre nel resto del paese si parla per giorni. Svegliati vivi in una regione dove ci sono in media 200 omicidi all'anno per camorra significa che negli'ultimi 30 anni sono state ammazzate seimila persone, dico seimila, tante quante nello stesso
tempoin Palestina. Svegliati lì c'è uno stato di guerra con coprifuoco e azioni mirate. adesso ti scandalizzi che questi criminali si facciano problemi per la sanità.
Se nessuno la denuncia indubbiamente un fondo di verità ci sarà e non mi scandalizzo affatto per questo.
Mi scandalizza piuttosto il suo giustizialismo, la condanna generalizzata in mancanza di prove certe: che devo dirle, stando così le cose si bombardi tutta la Campania e se qualcuno scappa si posizioni l'esercito ai confini per finirlo a colpi di mitra, tutti, pure i bambini perchè crescendo potrebbero degenerare nel senso temuto.
Mi fa passare la voglia di scrivere, sinceramente, se anni di democrazia e secoli di diritto hanno prodotto atteggiamenti come il suo, mi viene da pensare che davvero non ci sia futuro in questo paese, dove i rimedi sono assai peggiori dei mali che intendono curare.
Pensare che qualcuno ancora crede alla presunzione di innocenza in mancanza di prove, bastava chiedere a voi che sapevate già tutto. Non le auguro nemmeno la buona sera sarei un ipocrita... chiedo venia.
Civis
Cosa c'entrino i bimbi campani lo sai solo tu o lei, come le piace portare avanti i discorsi...
Non capisce che le prime vittime di questa situazione siamo proprio noi campani e quello che sostengo e uno spirito di giustizia perche non è bello vedere assassini liberi come nel caso di Pescara oppure politici che hanno distrutto il nostro futuro circolare impunemente per il parlamento. Il diritto garantisce innanzitutto il cittadino ONESTO, non c'entra nulla la democrazia con il rispetto delle leggi lo vuole capire oppure c dobbiamo trovare il solito criminale per strada che ti accoppi.
Va bene sei come il candido di Voltaire, che crede di vivere nel migliore dei mondi possibili vada a dormire che chi dorme non piglierà pesci ma neppure farà danni al prossimo
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