martedì 30 settembre 2008

Tramonto di una civiltà 3 (a cura di Roberto ROMANO)


Tramonto di una civiltà
(Giuseppe Chiusano)


COSTUMI

Molta gioia, ma molto sacrificio, costava l’andare a lavare i panni alle sorgenti, quali “la Fontana piccola”, “l’Ischi”, “la Fontana di Don Nicola”, “la Sanità”: mamme e sorelle, con modica colazione nel fazzoletto, vi trascorrevano ore intere, per riportare a casa i panni lavati, e perché bagnati, pesanti, in grosse ceste- La pulizia personale non poteva che essere ridotta- Nella stessa acqua, e non tutti i giorni, ci si lavava in più persone, nel bacile poggiato su sedia o su scanno- Un bagno personale, di per sé raro, lo si andava a fare nel Fredane o nell’Ofanto, in acqua fredda corrente. Quando si poteva in casa, lo si effettuava o in conca capace, o in tinozza a tutto uso- a pulire il naso servivano fazzolettini scuri, cambiabili dopo mesi, quando non si procedeva con le mani- D’inverno, a scopi diversi, si liquefaceva la neve nella caldaia appesa al caminetto, per le difficoltà di andare o di mandare per attingere l’acqua alle sorgenti- Nelle abitazioni migliori vi era un bagno, propriamente un pozzo cieco, che, anche se ben coperto, non poteva non esalare cattivi odori- Aperta campagna, o zone limitrofe al paese, servivano, d’estate e d’inverno, a ogni bisogno corporale- Tra casa e casa, o tra vicolo e vicolo, scorreva un corso lurido scoperto (“sentina”), con i gravi inconvenienti igienici, spesso causa di infezioni e di ricorrenti tifi. Si lavava, sommariamente, quando pioveva, e, nottetempo, ad opera di uomini addetti, periodicamente ripulito- Bassi angusti, con poca aria e luce, erano abitati da famiglie numerose: in essi, talvolta era l’unico, si dormiva, si cucinava, si mangiava, si lavorava, si ricevevano visite- A sera, al calar della notte, tutti stavano in casa, i più piccoli a dormire intorno a un tavolo (“tondo”), i più grandi a sillabare, i genitori a venir manufatti- Salassi naturali per gli ipertesi erano le mignatte, repellenti a vedersi, che si compravano presso i barbieri- Avere una tovaglia pulita e personale presso i barbieri, per il taglio dei capelli o per la barba, che non si radeva al di là di una settimana, era difficile: la stessa, quanto meno, veniva usata per gli avventori di ogni categoria, soliti a recarsi al salone di domenica, per combinare l’ascolto della Messa e un po’ di pulizia personale- Per la mungitura del latte, che si faceva presenti gli interessati, molte capraie (= donne della campagna) venivano sera e mattina in paese- Una rapida e stretta scalinata interna (“scalandrone”), fatta di tavole sconnesse e con primitivo passamano, costituiva una “comodità” ricercata, per accedere dal pianterreno al secondo piano, quando c’era- a posto della comune gomma per cancellare, servivano anche le unghie,e, a posto della carta asciugante, al tempo dell’inchiostro, veniva usata la polverina- Spessissimo, si mangiava in un sol piatto grande di terracotta (“spasa”), dove tutti attingevano, rispettando la zona assegnata e… senza sconfinamenti, anche con forchette di canna (in campagna)- Il vino si beveva tutti al fiasco di legno (“fiaschieddo”)- Le donne, per non indulgere alla vanità, portavano il capo coperto da sciallino (“maccaturo”), anche in casa. Inconcepibile, pena un deciso allontanamento da chi di dovere, presentarsi in Chiesa senza di esso- Non si perdonava facilmente la mancanza della buona educazione, che assiduamente i genitori ammannivano ai figli. Pertanto, bisognava salutare tutti, dare la precedenza in luoghi o nel viaggiare, rispettare il capofamiglia (papà, nonno, fratello o sorella maggiore, zii, maestro, autorità, sacerdoti), il forestiero- All’apparire del Vescovo, il quale soleva fare una giornaliera passeggiata al cimitero, si correva a baciargli l’anello, facendo a gara- Si preferiva lavorare in qualsiasi mestiere, anziché diventare impiegato, chiamato, a diprezzo, “zucagnostro”- Una “pipata” e un partecipare, quando non solo ad assistere, in qualche cantina, al gioco delle carte, era ottima ricompensa all’operaio, dopo una giornata di sereno lavoro- Tra gli operai vi era abitualmente una gara per un lavoro coscienzioso ed onesto: l’apprezzamento in merito valeva più di una rispettabile somma- A correzione, le mancanze dei figli venivano punite con un “senza mangiare” o con “a letto digiuno”. Non mancavano in casi gravi, calci e schiaffi sonori, che si accettavano senza ricalcitrare- Ai giovani, a meno che non lo facessero di nascosto, non si permetteva di fumare; agli stessi, erano i genitori a imporre una scelta di vita- Etica usuale era quella che imponevano i proverbi, in fondo pieni di buon senso e ricchi di sapore cristiano- Offesa grave, alla quale si reagiva anche in maniera forte, era bestemmiare i morti o insinuare calunnia sull’onore della mamma o delle sorelle- Additata, e disprezzata, la donna che si procurava l’aborto, o la giovane che se ne andava (“scappava”) con un giovane: difficile, in questi casi, il perdono e il riavvicinamento con i familiari- Il ladro provato perdeva ogni pubblica estimazione, e lasciava una traccia negativa anche sui figli- Rarissimi i matrimoni tra contadini e cittadini, più per voler di questi che di quelli- Molte famiglie, per motivo di economia e di comodità, crescevano in casa il maiale e qualche gallina: questo costringeva ad andare a raccogliere ghiande e a sfrondare siepi e alberelli, per ammannire il “pastone”- Il ceppone, sempre acceso al caminetto, stava ad assicurare il minimo di calore all’abitazione, mentre significava, ed era, un punto d’incontro e un simbolo di vita- Larghe panche, con spalliere lignee protettive, venivano collocate ai fianchi, ed anche dirimpetto, al camino acceso. Le vivande si poggiavano su un tavolino (“la buffetta”), quando non sulle ginocchia a maggior comodità- Buon ritrovato per proteggersi contro il nevischio invernale (“pulverino”) era l’uso di copricapo, detto passamontagne, ce ricopriva anche le orecchie, collo, mento e bocca, lasciando liberi solo gli occhi- Bastoni comuni servivano ai più per evitare cadute sul ghiaccio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

.... questa fotografia...... per un attimo mi ha fatto sognare che ciò che è stato non sia mai accaduto.... una dolcezza estrema subito seguita da una angoscia terribile, sensazioni che vanno dritte al cuore.... buona serata.... minima moralia (triste ed in pausa riflessione) :-(

Anonimo ha detto...

Anche a me ha prodotto la stessa ansia emotiva, una nostalgia per un bel mondo sereno e solare, nonostante la neve.A volte ci chiediamo come si potrebbe ricreare quel mondo,far tornare le cose e le persone al loro posto.Poi ci si ricompone dinanzi all' impellenza del presente e ci si rassegna,indossando una maschera di indifferenza che ci aiuta ad accettare l' ingiustizia della natura e...degli uomini,Un saluto a minima moralia.