«Ospedali minori, no ai tagli»
MICHELE VESPASIANO S. Angelo dei Lombardi. Stato di agitazione, mobilitazione sul territorio e adesione al consiglio comunale aperto che il sindaco ha indetto per lunedì pomeriggio. È l’esito dell’assemblea sindacale indetta dalle principali sigle sindacali all’interno dell’Ospedale «Criscuoli» di Sant’Angelo dei Lombardi. Un documento critico è stato adottato anche dalla giunta comunale di Lioni, che ha provveduto ad inoltrarlo alla Regione Campania. La ragione delle proteste, alle quali si aggiungeranno manifestazioni più mirate, è dovuta alla forte contrarietà alla rimodulazione del piano ospedaliero regionale approntato dai vertici della Regione Campania. «Il riordino programmato da Bassolino e Montemarano penalizza fortemente le zone interne - afferma Tony Lucido, aziendale della Cisl - tanto da allontanare le comunità altirpine dai presidi sanitari emergenziali». Assicurati i servizi di assistenza sanitaria, all’assemblea erano presenti tutti i dipendenti del ”Criscuoli”, dai medici al personale amministrativo, passando per quello ausiliario e parasanitario. Durante il dibattito sono state affrontate le principali novità introdotte dalla rimodulazione firmata Montemarano, ovvero la trasformazione del nosocomio di Bisaccia in una residenza sanitaria assistita e la sottrazione del pronto soccorso dall'ospedale santangiolese, che vede cancellati pure importanti reparti come la pediatria, l'ostetricia e la ginecologia. Presenti anche il primo cittadino Michele Forte; con lui due ex sindaci, Rosanna Repole e Vincenzo Lucido. Tutti hanno posto l’accento sui danni che il riordino «poco funzionale» del piano ospedaliero regionale; in particolare Forte ha detto che Sant'Angelo e l'Alta Irpinia si ribellano a decisioni che cadono improvvisamente sulla testa dei cittadini del territorio. Repole (PD) e Lucido (FI), messe da parte le differenze partitiche, hanno anche ricordato come il comune di Sant'Angelo, nel dopo terremoto, si sia privato di enormi risorse proprie per costruire un ospedale che fosse capace di dare risposte alle aspettative delle comunità locali.
1 commento:
Giusto: non accetterò di essere il parafulmine di nessuno
Presidente la Sanità campana sta vivendo un periodo difficilissimo. Lei ha lanciato da tempo l'allarme su questo fronte. Come se ne esce?
«Il frutto delle difficoltà non nascono oggi. Sono antiche. Per queste fui catapultato dopo essermi formato su altri settori nella gestione della Sanità. Avevamo una sofferenza fortissima che ci aveva portato al 31 dicembre 2005 a circa 8 miliardi di debito, parte dei quali dovuti ad un finanziamento iniquo da parte dello Stato ma buona parte anche provocati dalla disorganizzazione interna»
A cosa fa riferimento?
«Al fatto per esempio che un territorio con un milione di abitanti abbia oggi 18 ospedali o che si siano fatti primari che non hanno posti letto. Questa condizione ci ha costretto a sottoscrivere un patto di rientro col governo che è stato una necessità e una convenienza per la Regione».
Si spieghi meglio.
«Grazie a questo abbiamo recuperato 5,6 miliardi di euro che insieme ai 2,2 miliardi di euro dell’operazione Soresa ci ha sostanzialmente consentito di azzerare la montagna dei debiti storici. L’attuale fase merita però un passo ulteriore. Il piano di rientro ci è servito finora per metterci in condizioni di pareggio di bilancio, ma se vogliamo evitare di tornare in sofferenza occorre mettere mano al piano ospedaliero».
E' entrato a far parte della squadra che dovrà portare avanti il piano di rientro. Con quale spirito e con quali obiettivi?
«Come ho detto in conferenza stampa ho accettato l’incarico con spirito di servizio. Quando la casa brucia e sei chiamato a fare il pompiere l’unica cosa da fare è imbracciare tubi e spegnere il fuoco. Detto questo però voglio anche mettere bene le carte in tavola: non sarò io il velo che copre le difficoltà della giunta. Sul mio nome, sulla mia persona e sul modo di intendere la politica non accetto giochini e giochetti. Ho sempre avuto la schiena dritta e non mi piegherò ora. Se ci dovesse essere qualcosa cosa che non mi starà bene, sarò pronto a dirlo e anche a farmi da parte. Lo sa bene Bassolino che mi conosce da trent’anni, lo sanno bene anche gli amici di giunta con cui quali abbiamo avuto una positiva discussione martedì sera e quelli della commissione Sanità».
A proposito di Giunta. L’assessore Velardi sul suo blog in merito alla riunione di martedì sera scrive: "Ieri sera abbiamo discusso in giunta della sanità. Molte e positive le decisioni prese. D’Antonio si occuperà dei conti della sanità. Giusto si occuperà dei contenuti della sanità. Valiante e Bassolino delle nomine della sanità. Montemarano resta assessore". Lascia sostanziamente intendere che Montemarano è commissariato. E' così?
«Penso che l’assessore alla Sanità sia e rimanga Montamarano. Bassolino non ha aggiunto niente altro. Nel gruppo di lavoro non c’è D’Antonio né Velardi. Ci sono invece i coordinatori d’Area degli assessorati alla Sanità e al Bilancio, il vicepresidente Valiante, il capo di Gabinetto della Presidenza della Giunta, il coordinatore dei manager e il presidente della Commissione Sanità. Questo servirà a rendere le decisioni più collegiali per evitare una separazione tra settori che invece in Sanità sono tutti importanti».
Già però le parole di Velardi rendono palese anche un certo malessere in Giunta.
«Inutile negare che esistono fibrillazioni nell’esecutivo regionale diventate ormai pubbliche. Bassolino commenta sostenendo che la sua è una giunta e non una caserma. Io dico che è bello non avere una caserma ma sarebbe altrettanto bello non avere un teatro. Sulla sanità è necessario un percorso più coeso. In tal senso, comunque, credo che la discussione di martedì sera sia stata positiva e abbia contribuito a rasserenare il clima».
Di fronte alle critiche e al pesante deficit accumulato dalla Sanità, al posto di Montemarano si sarebbe dimesso?
«Che le dimissioni dell’assessore le chiedano da tempo i suoi avversari è comprensibile così come che per altri versi sono intuibili i motivi che spingono suoi amici a chiedere la stessa cosa. In tale situazione non so dire se mi sarei dimesso. Io posso rispondere per me e non per altri. Decidere se restare o meno spetta solo a Montemarano, o eventualmente a Bassolino che ha la facoltà di rimuoverlo. Non entro in tale giudizio. In ogni caso dal 2005 a oggi alcuni risultati ci sono stati come c’è stato anche un colpevole ritardo nell’applicazione del piano ospedaliero».
L'avvio della nuova strategia di rientro e l'attuazione del piano ospedaliero sta provocando in Irpinia una vera e propria sommossa. La condivide?
«Non condivido nulla senza vedere prima la proposta definitiva che farà la Giunta perché non esiste finora un atto formalizzato che riguardi conversioni di ospedali o tagli di posti letto. Personalmente ritengo di aver fatto fino in fondo un lavoro onesto e sincero. Non ho mai nascosto che la guerra sugli ospedali di Bisaccia e S. Angelo poteva esporci alla fine dei polli di Renzo. Ho combattuto fino in fondo, ma poi sono stato sconfitto, perché a Bisaccia fosse insediato il polo riabilitativo e a Sant’Angelo dei Lombardi ci fosse il centro di emergenza. Una soluzione che a mio modo di vedere avrebbe tutelato entrambi gli ospedali. Invece si è scelto la soluzione opposta che ha preservato i servizi di Sant’Angelo ma allo stesso modo penalizzato Bisaccia».
Cosa è possibile fare adesso?
«Occorre vedere innanzitutto cosa ha chiesto il governo e far in modo che non sia penalizzato il territorio dell’Alta Irpinia. Quando dico questo, però, non penso alla pretesa di avere ovunque il pronto soccorso. Per anni dire che c’erano in Alta Irpinia i reparti di pronto soccorso è stata la più grande bugia».
Cosa intende dire?
«Intendo dire che portare un infartuato a Bisaccia è altamente sconsigliabile. Un infarto come un ictus va curato con le più moderne tecnologie che esistono solo negli ospedali di rilevanza nazionale come il Moscati e che solo le uniche capaci di offrire all’utente le più alte probabilità di una vita normale dopo la malattia. Ecco perchè dico che non si deve illudere la gente con la storiella che tutti gli ospedali possono fare tutto. Ogni struttura può fare quello che le competenze e le attrezzature tecniche di cui è in possesso gli permettono. Questo bisogna avere il coraggio di dire e questo porterò sempre a difesa del piano ospedaliero che abbiamo approvato».
Sena e Anzalone chiedono l'applicazione letterale delle norme del Piano ospedaliero laddove si dice "Le restanti strutture ospedaliere continuano a svolgere le funzioni attive e quelle attivabili secondo i modelli organizzativi previsti ai paragrafi 5.6.1 e 5.6.2". Sarebbe pronto a sostenere la battaglia?
«Possiamo continuare a fare insieme la battaglia se precisiamo alcune cose. Innanzittutto bisogna ricordarsi che abbiamo portato ad approvazione il piano nel 2006 e siamo ormai alla fine del 2008: c’è un evidente ritardo che mi spingerebbe a guardare a quale partito appartengono il presidente della Regione, l’assessore alla Sanita e anche i consiglieri del Pd. Abbiamo scritto nel piano ospedaliero che la Giunta può procedere a modifiche del testo richieste dal governo sul piano di rientro e su queste il consiglio è chiamato a decidere entro 30 giorni. E’ chiaro dunque che fin dal principio abbiamo sancito la tesi che il piano potesse subire cambiamenti in corso. Il vero problema è stato non averlo applicato ancora. Perché dopo due anni è normale che quel testo possa essere giudicato dal Governo insufficiente».
Ai suoi colleghi dunque cosa risponde?
«Che il vittimismo dei santi di cartone alla ricerca di un carnefice a cui sparare è sbagliato. A questo gioco non ci sto. Il mio spirito di servizio mi ha indotto per etica e responsabilità ad accettare l’incarico, ma sono pronto rivedere la mia posizione nel momento in cui dovessi accorgermi che nella maggioranza si sprigionano speculazioni di questo tipo. Non sarò parafulmine di nessuno. Mi sembra anzi ingeneroso capovolgere ruoli e responsabilità per trovare piccioni su cui sparare».
Non sarà che il testo del Piano ospedaliero è stato scritto volutamente così per prestarsi a diverse interpretazioni e che ora i nodi giungono la pettine?
«Su un solo punto il piano è inequivoco ed è quello che riguarda l’emergenza. Quando abbiamo detto infatti che l’unica struttura deputata a tale scopo è quella di livello nazionale e che agli altri ospedali viene riservata un’antenna col medico dell’urgenza che garantisce il collegamento con la rete dell’emergenza abbiamo già sgombrato il campo da qualsiasi interpretazione di altro genere».
Nell'ultima conferenza stampa è stata annunciata l'elaborazione in commissione di un progetto di legge che taglia il numero delle Asl. Che tempi si è dato per tale approvazione.
«I tempi in consiglio regionale, si sa, non possono mai essere precisi. Una cosa però mi sento di dire. Poiché si avvicina il voto sono sicuro che se non approviamo subito la norma tanti consiglieri anzichè pensare al bene della comunità guarderanno al proprio bacino elettorale facendosi paladini contro la chiusura di questa piuttosto che di quest’altra Asl. Allora suggerirei di fare tutto entro novembre-dicembre: piano ospedaliero, case della salute, e riordino delle Asl».
Chiudiamo parlando di un suo amico di vecchia data, come lei stesso ha rimarcato, Bassolino. Il Governatore nella festa del Pd a Grottaminarda due giorni fa ha sostanzialmente condannato le proteste su sanità e rifiuti sostenendo che l'Irpinia non è penalizzata rispetto alle altre province. Condivide la sua tesi?
«Sui rifiuti Bassolino ha sbagliato prima accettando i poteri commissariali e continua a sbagliare adesso se dice queste cose. L’Irpinia, la provincia piu virtuosa e quella che ha la minor produzione di rifiuti, è stata destinataria di 4-5 discariche in pochi anni: quelle di Tufino, S. Arcangelo, Ariano, Savignano, e ora il Formicoso. Mi sembra un accanimento ingiustificato. Per questo mi soprende il presidente se sostiene che non c’è alcuna penalizzazione. L’Irpinia sta pagando prezzi più alti rispetto ad altri territori. Ma il vecchio Nenni diceva che è facile alzare la voce con i deboli e tacere con i forti. Voglio vedere se veramente tutto andrà liscio a Chiaiano o a Caserta per la realizzazione della discarica...».
Redazione Corriere dell'Irpinia.
Posta un commento