''Dobbiamo cogliere negli eventi disastrosi un’occasione unica di rilancio''
Abruzzo, Mons. Alfano: ''No a un'altra Irpinia, ricostruire le mura non basta''
Mons. Francesco Alfano
Sant’Angelo dei Lombardi (Av) - (Ign) - L’allarme dell’Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia: ''Le comunità devono riappropriarsi della loro storia''. E denuncia: ''Assistiamo spaventosamente ad un nuovo esodo dei giovani''.
Il terremoto dell’Irpinia provocò 2900 morti senza contare le migliaia di feriti e sfollati. A Sant’Angelo dei Lombardi venne giù un’intera ala dell’ospedale uccidendo i degenti, la stessa fine toccò all’antico seminario e alla Cattedrale, riaperta al culto nel novembre del 1999. ''La tragedia dell’Abruzzo è grave e riguarda tutti - sottolinea Mons. Alfano -; quelle popolazioni devono sentire l’amore di Dio che è venuto a condividere la nostra condizione umana''.
A distanza di 29 anni, il ricordo del terremoto del 1980 ''non è mai svanito''. ''Le ferite non si sono mai rimarginate. Ma ora siamo dinanzi ad una svolta. L’Irpinia deve risorgere'', insiste. ''Credo si possa parlare del terremoto come di uno spartiacque'', incalza l’Arcivescovo sottolineando come il carattere stesso degli irpini abbia subito un profondo mutamento: ''Io parlerei di delusione e scetticismo nei confronti di tutto e soprattutto verso il futuro: una specie di resa''.
''Dobbiamo riappropriarci della nostra storia - spiega - perché vogliamo far sentire la nostra voce che vale quanto quella degli altri. Bisogna uscire da quella cappa di sottomissione che abbiamo vissuto e subito''. ''Dopo quasi trent’anni la ricostruzione si può dire in massima parte completata - osserva -. Ci sono delle eccezioni, ma vanno valutate nel contesto. Non basta però ricostruire le mura. Le comunità devono riappropriarsi della storia e dello spazio che le ha caratterizzate. I centri storici dei nostri paesi sono dei gioielli, ma vanno valorizzati. Il vero problema - sottolinea - è che le comunità civili languono. Assistiamo spaventosamente ad un nuovo esodo dei giovani''.
Per Mons. Alfano ''dobbiamo cogliere negli eventi disastrosi un’occasione unica di rilancio e sviluppo''. Alla Chiesa abruzzese l'arcivescovo invia un messaggio di speranza: ''Nel buio noi vediamo la luce. Questo vale per tutti e soprattutto - conclude - per l’Arcivescovo de L’Aquila che sta condividendo in pieno la sofferenza della sua gente ''.
3 commenti:
Molto bene Eccellenza, speriamo che il suo monito scuota le coscienze santangiolesi... Via i politici abbuffini e basta sottomissioni..... gente libera basta chiacchiere e' ora di rimboccarsi le maniche e costruire una societa' sana...
...a Sant'Angelo?
Una società sana a Sant'Angelo?
Ossimoro puro ed incontrovertibile, direi!
Il paese della menzogna, la comunità dei mille veleni, cittadini indegni e senza cultura civica, più che sciacalli diciamo meglio iene e per le iene risulterebbe essere pure una grande offesa!
Santangiolese oggi significa "il nulla dipinto di tutto"!
Altro che ricostruire.
Sul nulla cosa si può ri-costruire?!?
Se poi li senti parlare a "certi" (non a tutti sia chiaro!) santangiolesi, convinti loro di essere predominanti: ma su chi? E per cosa, poi? Non si capisce francamente!!!
Buffoni senza stoffa, cialtroni e meschini!
E la giovane generazione di santangiolesi?
Peggio di peggio, ancora più miserevole e fallimentare.
Tutti griffati (cmq molti comprano al mercato di Avellino dai venditori di falsi!!!), vestiti di tutto punto e con macchine costose, "ma senza sapè na iurnata re fatia"!!! Uno se li vede la prima volta pensa: "oh ma quello secondo me è figlio di un imprenditore, oh quell'altro il padre forse è un parlamentare, e quello per il tenore di vita che fa è milionario"... poi vai a vedere uno è figlio di un operaio (senza togliere niente alla dignità ed onestà degli operai, anzi tanto di cappello), quell'altro di un postino, e quello di un insegnante; hai capito, ma si guadagna tanto da ste parti?!?
Altro che ricostruire, quindi, qua va fatta prima una "tabula rasa", annullare con un colpo di spugna le arcaiche convinzioni e presunzioni che di fatto non reggono perchè, come detto e dimostrato dai fatti quotidiani ed evidenti, poggiano sul nulla, sul niente e, peggio, sul non futuribile!!!
E' come dire che sia semplice o plausibile fare una "risaia" in mezzo al "deserto", così dire che in questo "disgraziatissimo" (per colpa della sua gente) paese possa esserci quella tanto auspicata "pacificazione sociale" o, come qui, la tanto richiamata costruzione o ricostruzione della comunità.
Comunità, infatti per finire, significa avere qualcosa in comune e se in comune c'è solo una feroce indole distruttiva e quindi anche autodistruttiva, cosa potrà esserci se non il "deserto senza riso"?!?
Alla prossima...
BUON ANNO NUOVO A TUTTI
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