giovedì 8 gennaio 2009

Esperienza carcere

Non credo siano molti quelli che, motivi di lavoro esclusi, siano mai entrati in carcere.

A me è capitato qualche settimana fa, precisamente il 23 dicembre, pieno periodo natalizio e forse per questo il più indovinato.

Incuriosito dalla dicitura "carcere" sulla bozza di un calendario per le attività organizzate per le festività natalizie, ho chiesto all'autore Don Piero di cosa si trattasse, e se avessi potuto partecipare anche io.

Sarò sincero nel dirvi che inizialmente era solo la curiosità di vedere un ambiente che i più conoscono attraverso la televisione a spingermi in quella richiesta.

Così il giorno stabilito insieme a Vito,Antonio,Gianluca,Teresa,Gerardo, ad altri ragazzi e a Don Piero, accompagnati dal direttore e dal sacerdote del carcere, ci rechiamo presso la Casa Circondariale di Sant'Angelo dei Lombardi.

Enormi cancelli verdi ci separano da quella realtà che, ripeto, si è soliti vedere nei film.

Regole precise; ordine; porte blindate con bracci meccanici che schiacciano se non fermati dalle guardie, e non da un sensore di movimento.

Nel cortile un voce: "Pace e Bene, Padre", e la risposta del nostro prete "Pace e Bene".

La nostra attenzione viene richiamata dal canto dei detenuti, e il mio pensiero va alle tante scene hollywoodiane o di cinecittà, in cui i detenuti con le braccia fuori delle sbarre s'improvvisano cantanti. Commenti, risate, battute, qualcuno richiama alla serietà, ma quello che si legge nei volti di tutti noi è un senso di spaesatezza, di imbarazzo. L'uomo per sua natura nasce libero, vederlo prigioniero, senza poi saperne il motivo, non può non suscitare strane sensazioni.

Ci fanno accomodare nella cappella e ci sistemano in banchi posti al lato dell'altare. Proprio dietro l'altare c'è il disegno di una colomba su di un vetro, questo nasconde le sbarre di una finestra.

Sbarre anche qui, anche in chiesa, anche dove si prega. Eppure servono.

Entrano i detenuti, sono tanti, più di quanto immaginassi, una cinquantina forse. La maggior parte sono in tuta, tute di qualità, quelle del Napoli; le scarpe della nike, le "Tn" sono nuove, la gomma è bianca, sembrano appena uscite dal negozio, in realtà in carcere è difficile sporcarle.Altri detenuti sono vestiti con jeans e maglioni, ma la mia attenzione cade sempre sulle scarpe, stavolta Hogan, ma l'elemento comune è che sembrano sempre nuove. La cura che mostrano nel vestirsi, e che non credo sia dovuta all'occasione, mi lascia sorpreso. Si accomodano nei banchi di fronte all'altare, alcuni proprio vicino ai nostri, e così davanti alle facce di paura, a visi che commentano senza che le bocche si aprano, uno dei carcerati dice: "Siamo persone".

Sono troppo lontano da loro. Mi avvicino, sono qui per stare tra i carcerati, per vederli da vicino, altrimenti sarei potuto rimanere a casa. Mi viene voglia di far capire loro che non ho paura, che non li disprezzo, che ho fiducia in loro. Hanno sbagliato certo, chi sbaglia deve pagare, ma loro in quel momento lo stanno facendo.E poi è questo il senso dell'andare in visita in carcere, cercare di capire e, per chi crede in Dio, cercare di perdonare.

Il mio gesto viene apprezzato, almeno credo. Mi danno a parlare,sembro essergli simpatico, alcuni sono di Napoli, mi chiamano paisà. Abbiamo qualcosa in comune, un senso di appartenenza che per i napoletani è sempre forte. E' vero loro sono quello che i Napoletani "per bene" chiamano la parte "marcia di Napoli". Loro sono i Napoletani che spacciano, che rubano, che distruggono una città meravigliosa e che tante volte ti fanno venir voglia di andar via. Ma loro sono anche i Napoletani a cui far capire che non c'è solo violenza, prevaricazione, che essere onesti si può, si deve. Lo scopo del mio essere lì non è giudicare.

E poi vi assicuro, non conoscere il reato di un detenuto non ti fa provare rabbia. Non vedi il rapinatore, lo spacciatore, non vedi l'usuraio, non vedi il truffatore di anziani, in quel momento vedi solo un uomo. Un uomo privato della sua naturale condizione: la libertà.

Mi colpisce la frase di uno dei detenuti che parlano con me: "fuori siamo altro, qui siamo pecore".

Alcuni detenuti ci parlano della libertà, libertà dal punto di vista dei carcerati, dal punto di vista di chi prima l'aveva, ora non più, o di chi prima credeva di averla ma l'ha trovata solo ora.

E' il caso di un ex-tossicodipendente che ci spiega che la vera libertà l'ha trovata ora: è in carcere, ma è libero dalla droga.

Siamo invitati a fare qualche domanda. Nessuno parla. Come sempre ci vuole chi rompe il ghiaccio, lo fa Antonio, e devo essere sincero non me lo sarei mai aspettato.

Chiede cosa di concreto manchi ai detenuti. "La famiglia", "'e figl'", "ma c' cazz' e domanda è? Tutto.." queste le risposte.

Poi una domanda viene rivolta a noi, ci chiedono le nostre impressioni, quello che stiamo provando.

Mi alzo, è la domanda che avrei voluto mi facessero, ma ugualmente sono imbarazzato, i detenuti che avevo conosciuto mi incoraggiano.

Parlo, mi spiego, faccio riferimento ai canti che avevamo udito nel cortile. Mi interrompono quando dico che è come nei film, "E' peggio" dicono, "E' vero, lì recitano, qui è tutto vero" rispondo.

La discussione si sposta su quello che io chiamo paura e che un detenuto definisce imbarazzo davanti a qualcosa che non ho mai visto.

Il ghiaccio è rotto, ma il tempo è finito. Non possiamo stare lì oltre. Il carcere torna ad essere carcere, fuori si è liberi di parlare anche delle ore, qui no. I detenuti ci salutano, ci sorridono, ci chiedono di tornare, glie lo promettiamo. Continuo a scambiare qualche parola con i Napoletani, scherzano, dicono che quando escono mi portano a fare un giro alle "vele" con loro, un altro ironicamente dice a Gianluca: "ja mo me ne vengo con voi", ci si augura di poter fare una partita di calcetto.

Ancora qualche saluto, strette di mano.

Poi ognuno nel proprio mondo, fatto di sbarre per loro, fatto di alberi per noi.

All'uscita tutti più tranquilli, soddisfatti di aver fatto qualcosa di buono per gli altri e per noi.

Qualche ultima domanda alla guardia, piccole curiosità., un ultimo sguardo a quei cancelli verdi, e tutti fuori.

Ora ognuno con se stesso, ognuno a pensare su quello che ha appena fatto, a dire a se stesso quello che non ha detto agli altri.

La notte di Natale, non nascondo di aver pensato ai detenuti, di aver rivolto una preghiera per loro.

Ieri sono tornato a Napoli, sul viadotto che immette sull'Ofantina ho guardato il carcere e ho ricordato la mia esperienza, ho ringraziato in mente mia chi l'ha resa possibile.

Ora mi rivolgo a quanti leggeranno in queste mie righe parole di buonismo.

Vi dico che non si tratta di buonismo, si tratta di emozioni, e le emozioni, quelle no, non possono essere tenute prigioniere. A chi è perplesso dico di andare a far visita in carcere per provarlo.

Peppino

5 commenti:

Anonimo ha detto...

grande pè! s'estate nge yammo a fà na settimana a lu carcere.....

Anonimo ha detto...

vORREI CAPIRE IL VALORE DI QUEL"FUORI SIAMO ALTRO,QUI SIAMO PECORE" A PROPOSITO DELLA VISITA AL CARCERE DA PARTE DI ALCUNI RAGAZZI DELLA PARROCCHIA DI SANT' ANGELO INSIEME CON PEPPINO CHE E' L' AUTORE DEL POST !CON TUTTA LO SPIRITO CRISTIANO POSSIBILE E' DAVVERO DIFFICILE COMPRENDERE O CONDIVIDERE MOLTE AFFERMAZIONI DELL' AUTORE E DEGLI STESSI DETENUTI CHE SONO CERTO PERSONE CHE SI TROVANO IN UN LUOGO COME IL CARCERE NON PERCHE' HANNO DISTRIBUITO MARGHERITE!aNCHE LE VITTIME CHE OGNI GIORNO SOCCOMBONO PER LA VIOLENZA DI TANTI SONO PERSONE ,ERANO PERSONE,CHIARIAMOCI UNA VOLTA PER TUTTE!iL CARCERE PRIVA DELLA LIBERTA' MA LE CITTA' DOVE VIVIAMO SONO GIUNGLE CHE MACIULLANO L' INDIVIDUO PRIVANDOLO DI TUTTE LE LIBERTA',DEL GODIMENTO DEL VERDE ,DI UNA PASSEGGIATA SERENA E SALUTARE,DELLA POSSIBILITA' DI UTILIZZARE LA SCANSIONE DEL TEMPO CONCEDENDOCI DELLE PAUSE MEDITATIVE CHE IL RUMORE DI UNA VITA ASSORDANTE CI SOTTRAE IN MODO INESORABILE E INSOPPORTABILE.E' ANCORA IL DEGRADO SOCIALE E UMANO CHE SI MANIFESTA IN FORME SEMPRE PIU' DISUMANE DI TRACOTANZA ,DI CRUDELTA' DA PARTE DI CHI HA PERSO TOTALMENTE IL SENSO DELLA VITA,PRONTO A BARATTARLA NON PER UN PEZZO DI PANE MA PER BENI EFFIMERI,'ORMAI UNICI VALORI DI QUESTA SOCIETA' PRIGIONE!

Anonimo ha detto...

Ecco Maria Rosaria, lasciamo dunque i detenuti in carcere a riflettere sereni e al calduccio, portiamogli pure il panettone però dopo, chiediamo loro di adoperarci la cortesia di annotare i nomi e possibilmente gli indirizzi delle vittime delle loro malefatte e andiamo a portare un pò di sollievo anche a loro.
Che ipocrisia del c..... questo buonismo oltranzista, nasce per arrivare in paradiso ed invece ci fa scivolare dritti all'inferno.

Anonimo ha detto...

D'accordissimo con la signora Del Guercio!!!

Anonimo ha detto...

nell'antico Istraele la legge data da Dio, non prevedeva il carcere. Chie si rendeva colpevole di furto doveva risarcire 4 volte quello rubato, chi uccideva volontariamente veniva messo a morte con lapidazione o al palo, per chi uccideva involontariamente, Dio aveva messo a disposizione 6 citta di rifugio in cui l'omicida involontario doveva correre e restarvi (lavorando ) e non poteva uscire dal perimetro della citta di 1500 metri , perche rischiava di essere ucciso dal parente piu vicino del morto. alla mmorte del sommo sacerdote o al Giubileo poteva tornare libero.Chi violentava una ragazza veniva messo a morte, la ragazza inverce no se solo avesse strillato per far capire che non era daccordo , altrimenti anche lei veniva messa a morte.
comunque nonostante le leggi date alla fine non si sono risolti i probblemi legati alla criminalità in modo completo.
questo perchè le leggi non servono a nulla se non sono rispettate.Non era la legge di Dio sbagliata, ma se non capiamo che tutti siamo soggetti alle leggi( fisiche e morali ) se non le rispettiamo andremo incontro al disastro. Molti pensano che l'uomo sia nato liberoper fare quello che vuole. Nulla di piu sbagliato , Dio fin dal primo momento che ha creato l'uomo e la donna , gli ha dato subito le regole. Tutti sappiamo cosa e successo ed ecco perche tutti siamo inclini alla disubbidienza .
ma Dio presto risolvera i probblemi una volta per tutte, eliminando per sempre la malvagita, e lasciano vivere per sempre le persone che lo ascoltano di cuore.
Salmo 37:9-11-29
Proverbi 2:21,22
Salmo 92:7
sofonia2:2,3
Daniele 2:44
1 Tessalonicesi 1:8,9
Rivelazione 21:3,4